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08/06/10

Pensieri sull’arte – Critici/Curatori



Il ruolo critico/curatoriale, creatosi e cresciuto in questi ultimi decenni con grandi aspettative, pare oggi essere una delle dinamiche che maggiormente hanno pesato nello svuotamento del ruolo artistico degli artisti che sono stati delegittimati dal loro senso e sono diventati personaggi secondari. Se alcuni di questi nuovi professionisti hanno sicuramente preso “a cura” l’artista, altri ne hanno manipolato il ruolo.

Gli artisti sono diventati attori dipendenti da una regia (curatoriale) che sempre di più è diventata la “protagonista” della scena artistica Essi sono i veri artefici di successi e sviluppi degli attori (artisti) stessi, che vengono selezionati da casting tematici e funzionali al pensiero registico, che diventa il riferimento e non più il lavoro artistico, che diventa solo un’interpretazione.

Il curatore è passato da ruolo di sostegno e crescita a operatore attivo e selettivo del gusto e del sistema stesso.

Interessante notare come la terminologia critica/curatoriale dopo interessanti riflessioni recentemente non ha più parole per descrizione dell’opera, ma è diventata elemento primario di una mostra a volte l’unico di senso, che supera la funzione stessa delle opere che diventano esse descrittive del testo.

Spesso i pensieri presentati paiono farraginosi, riproposti in continue citazioni o rimandi ad altri. Costruiti come elaborate letterature, fra il romanzo e il documentativo, che realizzano magici voli pindarici di parole per indefiniti oggetti.

Il ruolo dei curatori/critici è sempre più artistico. Essi sono diventate i riferimenti più attivi nel produrre e nel far fluire l’arte, sono i veri artefici di un’opera e della sua esistenza, diffusione, notorietà e spesso anche della loro realizzazione, dove l’artista è spesso il punto di partenza ma controllato e pilotato da queste dinamiche figure.

Il ruolo poi dell’apparato documentativo è diventato quasi prioritario sull’opera, tanto più quando questa è alquanto “leggera” e “rarefatta”. Per cui il ruolo del testo diventa determinante per dare un “senso” all’opera, in tale situazione ci si domanda fino a che punto siamo in arte visiva o in attività letteraria/saggistica.

Ma forse oggi non è più sensato limitare tutto alle semplici caselle di un tempo, cambiato il mondo anche il modo di riconoscerlo deve essere nuovo e adatto al tempo.

Un ottimo esempio sono le pubblicazioni d’arte in particolare le più recenti fanzine, piccole wikipedia della fantasia e dell’originalità, raccolta di artisti fragili, strani (ma con ottime gallerie internazionali) che fingono un mondo precario e casuale. Ricercatezze più letterarie/narrative che estetiche. Raccolta di memorabilie giuste per riempire un giorno di noia ma che non vanno oltre alla fantasia del racconto, quasi sempre in forma diaristica.
In queste pubblicazioni il lavoro artistico scompare, rimane solo il piacevole divertimento del testo, la raccolta di stranezze e di giovanilistiche emozioni, simili a quelle che già comparivano sui primi numeri di Artforum negli anni settanta.