Nicola Baratto & Yiannis Mouravas Sant’Angelo Muxaro (AG), Sicilia, 2024 - Nicola Baratto & Yiannis Mouravas, Legame immisurabile, 2024. Argilla, ferro ionizzato, legno, 44 x 600 x 540 cm circa. Piazza Aldo Moro (dietro la Chiesa) Ph Roberto Bocaccino
Anche quest'anno la Fondazione Elpis propone "Una Boccata d’Arte", il progetto d’arte contemporanea ideato nel 2020 da Marina Nissim, Presidente di Fondazione Elpis, e diffuso lungo tutta la Penisola giunto alla sesta edizione.
Una Boccata d’Arte costituisce l’unico progetto in Italia che opera su tutto il territorio nazionale offrendo un itinerario culturale che attraversa l’Italia da Nord a Sud, da Est a Ovest attraverso i linguaggi dell’arte del nostro tempo.
Una Boccata d’Arte è un invito al viaggio e alla scoperta di luoghi poco conosciuti, lontani dai circuiti tradizionali del turismo e dell’arte contemporanea, che valorizza il patrimonio storico, artistico e paesaggistico di borghi, paesi e piccoli centri, costruendo occasioni concrete per fare comunità, lasciando nei territori interessati nuove memorie collettive e segni tangibili del proprio passaggio.
Il formato si basa sul coinvolgimento, ogni anno, di 20 artisti, italiani e internazionali, invitati a intervenire in 20 piccoli centri abitati con meno di 5.000 abitanti, uno per ciascuna delle 20 regioni italiane.
Gli artisti selezionati provengono da Paesi, culture ed esperienze linguistiche sempre differenti, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni e alla capacità di proporre progetti pensati per coinvolgere le comunità locali in maniera inclusiva e partecipativa, generando insieme nuovi immaginari.
L’invito prevede sempre un periodo di residenza sul territorio per la progettazione di interventi site-specific che sono quindi frutto di un percorso di esplorazione delle tradizioni vernacolari e di ascolto dei saperi artigianali e delle energie preesistenti.
Il ruolo dei curatori – una vera e propria rete nazionale di giovani professionisti con cui Fondazione Elpis mantiene un rapporto di scambio costante lungo tutto l’anno sostenendoli e incoraggiandoli nella costruzione di nuove relazioni sul territorio regionale – è quello di mediare questo processo e facilitare il contatto con le comunità di abitanti e le municipalità locali.
Claudia Losi, Presicce-Acquarica (LE), Puglia, 2020 Claudia Losi, Whalebone Arch, 2019 scultura in terra dell'Impruneta (50 × 390 cm); supporto in ferro (350 × 300 × 200 cm) L'opera è nel chiostro d'ingresso del Municipio di Presicce-Acquarica; Via Tommaso Fiore, 73054 Presicce. Ph Pierpaolo Luca
GLI ARTISTI, I BORGHI E I CURATORI DELLA SESTA EDIZIONE
La sesta edizione si terrà dal 28 giugno al 28 settembre 2025 e riunisce gli interventi site-specific di:
Hetty Laycock a Ollomont (AO) in Valle d’Aosta, a cura Elena Graglia;
Bibi Manavi a Borgolavezzaro (NO) in Piemonte, a cura di Veronica Botta;
Jim C. Nedd a Framura (SP) in Liguria, a cura di Mireille Filippini per Threes;
Aiko Shimotsuma a Brunate (CO) in Lombardia, a cura di Edoardo De Cobelli;
Stefano Caimi a Luserna (TN) in Trentino-Alto Adige, a cura di Valerio Panella;
Giacomo Gerboni a Tarzo (TV) in Veneto, a cura di Giovanni Giacomo Paolin e Sara Maggioni;
Babau a Cormons (GO) in Friuli Venezia Giulia, a cura di Marta Oliva;
Vica Pacheco a Bagnara di Romagna (RA) in Emilia-Romagna, a cura di Sofia Baldi Pighi per Threes;
Stella Rochetich a Pratovecchio Stia (AR) in Toscana, a cura di Gabriele Tosi;
Qeu Meparishvili a Citerna (PG) in Umbria, a cura di Giovanni Rendina;
Giuseppe Abate a Altidona (FM) nelle Marche, a cura di Matilde Galletti;
Gabriele Ermini a Oriolo Romano (VT) in Lazio, a cura di Irene Angenica;
Adele Dipasquale a Roccacaramanico, fraz. di Sant’Eufemia a Maiella (PE) in Abruzzo, a cura di Andrea Croce;
Roberto Casti a Macchiagodena (IS) in Molise, a cura di Alessia Delli Rocioli;
Tild Greene a Lustra (SA) in Campania, a cura di Giulia Pollicita;
Aymen Mbarki a Sammichele di Bari (BA) in Puglia, a cura di VOGA Art Project;
Vaste Programme a Miglionico (MT) in Basilicata, a cura di Roberta Mansueto;
Anna Ill a Simeri Crichi (CZ) in Calabria, a cura di Ehab Halabi Abo Kher;
Nicola Martini a Custonaci (TP) in Sicilia, a cura di Giulia Monroy;
Sara Persico a Burcei (SU) in Sardegna, a cura di Anna Pirisi per Threes.
I protagonisti di questa esperienza artistica e comunitaria unica, con gli artisti, sono gli abitanti, le amministrazioni, i partner tecnici, gli sponsor locali, le istituzioni culturali e le associazioni locali, insieme ai curatori selezionati da Fondazione Elpis: una rete fondamentale di persone che rendono possibile la realizzazione di progetti artistici in tutta Italia, dando vita a un dialogo che continua a crescere e che ora si amplia ulteriormente con la sesta edizione di Una Boccata d’Arte.
I PRIMI 5 ANNI IN MOSTRA A MILANO | Dove non sono mai stato, là sono
Nel 2024, Una Boccata d’Arte ha raggiunto un importante traguardo: la realizzazione di 100 progetti complessivi, firmati da 100 artisti in 100 borghi italiani. Il progetto ha toccato luoghi che, in virtù della loro dimensione raccolta, si sono configurati come contesto ideale per la sperimentazione artistica e la creazione di nuovi immaginari. La mostra Dove non sono mai stato, là sono, in corso sino al 6 luglio 2025 presso Fondazione Elpis a Milano racconta questa esperienza quinquennale attraverso un allestimento che restituisce l’ampiezza delle iniziative e l’importanza delle reti territoriali sviluppate nel corso di questi anni.
LE ACQUISIZIONI PERMANENTI
Grazie alle acquisizioni delle amministrazioni e alle donazioni degli artisti a oggi oltre un quarto dei borghi coinvolti ha scelto di accogliere in modo permanente le opere realizzate nell’ambito delle cinque edizioni trascorse. Più di quaranta interventi diffusi sul territorio – un numero destinato a crescere nei prossimi anni – costituiscono oggi un vero e proprio itinerario visitabile tutto l’anno, che corre parallelo all’edizione. Tra questi, la prima opera ad aver trovato una collocazione definitiva durante l’edizione del 2020 è stata Whalebone Arch, scultura realizzata da Claudia Losi a Presicce-Acquarica (Puglia), mentre l’installazione di Agnese Spolverini nel borgo di Abbateggio (Abruzzo) è tra le opere ancora visibili, realizzata nell’ambito di Una Boccata d’Arte 2021. Tra le dieci opere permanenti dell’edizione 2022, il borgo di Aggius (Sardegna) ha accolto in maniera permanente l’opera Paphos dell’artista Ludovica Carbotta, così come è rimasto quale segno tangibile di questa esperienza l’intervento diffuso a Rocca San Giovanni (Abruzzo) di Victor Fotso Nyie, artista che ha successivamente partecipato alla 60. Mostra Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia. Nel 2023, tra le altre, Vermogno – frazione di Zubiena (Piemonte) ha scelto di rendere permanente l’opera in realtà aumentata VICTIMULA di Invernomuto. Nello stesso anno l’artista Mohsen Baghernejad Moghanjooghi ha donato le sue opere al Comune di Santa Severina (Calabria) che in cambio si è impegnato a piantare 1.900 alberi, uno per ogni abitante. Nel 2024, invece, sono state nove le opere che i comuni hanno voluto mantenere come segni permanenti, tra queste Legame immisurabile di Nicola Baratto & Yiannis Mouravas, pensata per Sant’Angelo Muxaro (Sicilia), una parte del progetto Circo tessile, di Giulio Locatelli, per Sasso di Castalda (Basilicata), e l’opera Lorica, parte di I figli di Afelio, intervento di Emanuele Marullo, realizzato a Poggiorsini (Puglia).
Tutte le opere permanenti di Una Boccata d’Arte sono raccolte nella sezione dedicata del sito www.unaboccatadarte.it, strutturata come una mappa interattiva completa di approfondimenti.
Una Boccata d’Arte è un progetto ideato da Marina Nissim, presidente di Fondazione Elpis, e realizzato in collaborazione con Maurizio Rigillo, Cofondatore di Galleria Continua, e Threes, che ogni anno cura tre interventi incentrati sulla sperimentazione sonora, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico, culturale e paesaggistico di piccoli centri, attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.
Agnese Spolverini, Abbateggio (PE), Abruzzo, 2021 Agnese Spolverini, Per riconoscerti nel buio, 2021, Installazione, alluminio forex, led; 210 x 170 x 140 cm. Incrocio tra Via Breda e Via Madonna del Carmine. Piazza Madonna del Carmine, Abbateggio (PE). Ph Andrea Fiordigiglio
LA SESTA EDIZIONE: TEMI E PROGETTI
Il 2025 segna un cambio di passo, con un ulteriore slancio alla capacità rigenerativa del progetto: l’attenzione di Una Boccata d’Arte si rivolge non più soltanto a borghi caratterizzati da un centro storico con evidenze monumentali, ma anche a paesi, piccoli centri e periferie. Molti degli artisti invitati hanno scelto di proporre interventi che in alcuni casi “ri-attivano” centri spopolati, spazi rimasti in disuso o che raggiungono aree marginali, vissute o da riabitare.
In alcuni casi, questi luoghi si trovano ai confini del tessuto abitativo, come la cascina di riso e, in particolare, il suo storico dormitorio delle mondine, che è interessato dall’intervento di Bibi Manavi in Piemonte, a Borgolavezzaro in provincia di Novara, a cura di Veronica Botta. Il progetto si sviluppa in un paesaggio tessile sospeso con stampe fotografiche, che riproducono immagini tratte da archivi idraulici e rurali e strutture vegetali indagate al microscopio, esplorando l’acqua come materia e memoria viva, risorsa politica e linfa del territorio.
Lo spopolamento è il punto di partenza del progetto elaborato da Roberto Casti e curato da Alessia Delli Rocioli. A Macchiagodena in provincia di Isernia in Molise, presso il villaggio di San Nicola — il nucleo più antico e oggi quasi disabitato del borgo — risuona un canto registrato dagli abitanti, invitati a reinterpretare il brano popolare Lu Molisano in America, immaginando un ritorno possibile, una contro-narrazione al silenzio dello spopolamento.
Il patrimonio linguistico e musicale nutre anche l’intervento pensato dal duo Babau per Cormons (GO) in Friuli Venezia Giulia, dal titolo MetaSem a cura di Marta Oliva. Attraverso la commistione di lingue e dialetti locali, e simboli visivi — come una maschera folkoristica, una mappa e uno stendardo — il progetto riflette sul confine come spazio fisico e metafisico, coinvolgendo poeti, artisti e performer locali nella recitazione di un singolare “radiodramma” popolare, una sorta di fiaba sonora contemporanea.
In altri casi, le opere trovano vita all’interno di spazi decentrati come quello di un campo da calcio in disuso a Rocca Cilento, frazione di Lustra, provincia di Salerno, Campania, che diventa il punto culminante del percorso allestitivo ideato da Tild Greene e a cura di Giulia Pollicita. L’itinerario si compone di una serie di sculture in dialogo con l’architettura del borgo e si completa con una grande portale, modellato come il simbolo dell’infinito e ispirato al “pitch point”, il punto d’innesto tra due ingranaggi.
Spesso gli spazi trattati sono stati oggetto di un abbandono recente, investiti di grandi aspettative e poi abbandonati, come la casina di caccia di Villa Altieri, parco comunale di Oriolo Romano in provincia di Viterbo, nel Lazio, dove interviene Gabriele Ermini, con la curatela di Irene Angenica, in cui i fondi del PNR hanno permesso di avviare lavori di restauro, rimasti purtroppo incompiuti. L’artista trasforma l’edificio in un finto museo allestito con le sculture e mette in scena un ritrovamento archeologico fittizio. L’obiettivo è quello di riqualificare la struttura restituendola alla comunità e operare insieme agli abitanti del luogo per costruire una nuova memoria collettiva, ricorrendo a dispositivi narrativi che riscrivono la storia con registri linguistici inediti.
La riscoperta della memoria locale, attraverso studi approfonditi condotti sul campo, e la creazione di momenti collettivi in cui la comunità possa costruire passaggi ulteriori della propria storia accomunano diversi interventi.
La dimensione performativa pervade il lavoro di Giuseppe Abate, curato da Matilde Galletti, per Altidona in provincia di Fermo nelle Marche, anch’esso frutto di una memoria ricostruita. L’artista orchestra una processione per ricollocare un elemento del paesaggio andato perduto. Abate ha infatti composto il suo progetto a partire da una vecchia fotografia in bianco e nero, che mostra la scultura di un galletto un tempo collocata all’ingresso del borgo e oggi scomparsa, con l’obiettivo di restituirlo alla comunità.
Adele Dipasquale in Abruzzo ha analizzato nel corso della sua residenza sul territorio di Roccacaramanico, frazione di Sant’Eufemia a Maiella in provincia di Pescara, i punti di bivacco presenti in alta montagna, che in questi luoghi sono anche legati alla storia del brigantaggio locale. Il progetto, a cura di Andrea Croce, comprende una riflessione sulle pietre che caratterizzano il paesaggio montano, reinterpretate con delle incisioni su legno che ricordano panche, letti o rifugi, pronti ad accogliere i passanti, e diventano tracce permanenti sul territorio. L’artista realizza inoltre tre involucri abitativi: spazi di condivisione usufruibili dagli abitanti e da tutti coloro che in estate percorrono il borgo, su cui ha inciso delle scritture come segni concreti del proprio passaggio.
Anna Ill a Simeri Crichi in provincia di Catanzaro, in Calabria ha invece approfondito il patrimonio archeologico di Simeri e del Museo Numismatico Archeologico Provinciale di Catanzaro. Questo percorso le ha permesso di riportare all’attenzione della comunità la Kouroutropos, una statuetta acefala del IV secolo a.C. simbolo di cura e maternità e di sviluppare una riflessione più ampia sul senso universale dell’accudimento, al di là del genere e del tempo, a cura di Ehab Halabi Abo Kher.
In Umbria e Puglia, tradizioni locali e identità culturale d’origine dell’artista si intrecciano.
A Citerna in provincia di Perugia, Umbria, l’artista Qeu Meparishvili presenta un’installazione scultorea a cura di Giovanni Rendina, composta da lastre di metallo con raffigurazioni create secondo una tradizionale tecnica iconografica georgiana che dialoga con l’architettura medievale di Citerna. Il soggetto principale sono i cani randagi: figure numerosissime nella città natale dell’artista, Tbilisi, qui trasformate in “reliquie” urbane.
Aymen Mbarki a Sammichele di Bari (BA) in Puglia, con la curatela di VOGA Art Project celebra la storia stratificata del borgo. Ispirato dalle porte murate che punteggiano il centro abitato, Mbarki realizza un portale metafora di soglie interiori e collettive, nella cui composizione si fondono linee arabeggianti, tipiche delle medine nordafricane, segni e scritture appena visibili incisi su una lastra di plexiglass, che evocano storie e mitologie mediterranee.
Il paesaggio e il concetto di motto cittadino sono alla base del doppio lavoro di Vaste Programme per Miglionico in provincia di Matera in Basilicata, a cura di Roberta Mansueto. L’opera MMMMMMM KM nasce dal ripensamento di un oggetto iconico: il binocolo panoramico che si trasforma in un dispositivo fuorviante, capace di sovvertire la lettura convenzionale del panorama e amplificare il concetto di veduta. L’opera, collocata sulla cinta muraria invita a uno sguardo che si apre su vedute molteplici, rispondendo alla domanda: “Cosa vedo a 7.000 km da Miglionico?”. La distanza non è casuale: è suggerita da un motto riportato sull’antico stemma del paese: “Milone Milite Magno Munì Miglionico di Magnifiche Mura” le cui sette “M” diventano, lette come numeri romani, la misura settemila.
La creazione di nuovi immaginari legati al paesaggio si registra anche in Veneto, attraverso il lavoro di Giacomo Gerboni, a cura di Giovanni Paolin e Sara Maggioni. L’opera proposta per Tarzo in provincia di Treviso è una scultura collettiva e permanente: un grande menhir contemporaneo che si staglia nel paesaggio. La superficie esterna dell’opera è composta da texture raccolte nelle sette frazioni del comune, attraverso calchi di porzioni architettoniche scelte insieme agli abitanti. L’opera diventa così una scultura collettiva e un “palinsesto” di memorie materiali, dove l’identità locale si stratifica in un oggetto sospeso tra natura, ricordi e futuro.
Un altro tema che emerge dai lavori proposti dai 20 artisti invitati è la relazione tra tradizioni economico produttive e una nuova sensibilità sui temi dell’ambiente, attraverso la lente dell’ecologia e interrogando i comportamenti delle altre specie o delle forze naturali.
Questo è evidente per esempio in Sicilia, dove Nicola Martini riflette sulla filiera estrattiva del marmo e il suo impatto sul paesaggio nel territorio di Custonaci in provincia di Trapani. L’intervento dal titolo MANGIATUTTO, a cura di Giulia Monroy, si compone di due blocchi di Perlato Siciliano e diaspro rosso, residui di cava, sottoposti a un’erosione estrema con frese a tazza, fino al limite del collasso. L’opera coinvolge le maestranze locali, custodi della conoscenza del materiale litico come organismo vivo, leggendo le sue vene.
In Toscana, a Pratovecchio Stia in provincia di Arezzo, nel cuore del Casentino, dove l’economia locale è prettamente orientata allo sfruttamento del legno e delle acque, il protagonista diventa un curioso insetto: l’osmodenia eremita che vive nel legno in decomposizione e comunica con i propri simili attraverso l’emissione di una potente “traccia odorosa” che diventa l’oggetto dell’opera di Stella Rochetich, a cura di Gabriele Tosi. L’artista immagina una scultura/diffusore olfattivo da collocare nella fontana dismessa di Piazza Vecchia, “abitandola” esattamente come il raro coleottero fa con gli alberi.
Stefano Caimi a Luserna (TN) in Trentino-Alto Adige a si ispira invece alle strategie per contrastare la diffusione del bostrico tipografo, coleottero che infesta le foreste locali, per costruire il suo intervento, cura di Valerio Panella, e indagare l’impatto del cambiamento climatico e delle monoculture forestali. Attraverso una trama di cavi tra abeti vivi e tronchi a terra, l’opera configura una metafora che evidenza la soglia tra crescita e decadenza, presenza e assenza.
In Lombardia, Aiko Shimotsuma, con la curatela di Edoardo De Cobelli, interviene in un palazzo storico di Brunate in provincia di Como con un progetto ispirato ad Alessandro Volta che costituisce un’esperienza sensoriale unica. L’opera invita a riflettere sulla relazione effimera tra l’essere umano e le forze naturali che modellano la nostra esperienza quotidiana.
Nel piccolo borgo di Ollomont (AO) in Valle d’Aosta Hatty Laycock con la curatela di Elena Graglia utilizza licheni locali e cera d’api, per creare una forma organica, successivamente fusa in bronzo e collocata all’aperto, dove invecchierà naturalmente in dialogo con la luce e il tempo atmosferico.
Il suono è alla base, come di consueto nella storia di Una Boccata d’Arte, dei progetti proposti da Threes che quest’anno coinvolge: l'Emilia-Romagna, la Liguria e la Sardegna, conferendo voci inedite a spazi, luoghi e oggetti.
In Emilia-Romagna a Bagnara di Romagna (RA), Vica Pacheco con la curatela di Sofia Baldi Pighi, presenta un’installazione sonora nel Prato di Sant’Andrea, area naturalistica e archeologica protetta, di origine romana.
L’intervento consiste in un’orchestra di piccole sculture in ceramica ispirate alla flora e fauna locali che dialogano con l’ecosistema circostante, e che il pubblico sarà invitato a suonare all’opening, nel corso di una processione laica che prende il via dal centro del paese.
In Liguria, a Framura (SP), Jim C. Nedd con la curatela di Mireille Filippini si concentra sull’antico lavatoio alimentato dal torrente Castagnola che scorre tra “Fra le Mura” del centro abitato toccando anche i rifugi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale. L’opera consiste in un lightbox collocato nel punto in cui il corso d’acqua si getta nel Mar Ligure, sottolineando il fluire non soltanto fisico, ma soprattutto narrativo, intrecciando memorie di vita e resistenza.
In Sardegna a suonare è la pietra, simbolo della civiltà nuragica da cui discende l’antico centro abitato di Burcei (SU), borgo incastonato tra le pendici orientali del Monte Serpeddì. Qui, Sara Persico, con la curatela di Anna Prisi, propone un intervento che si sviluppa in più forme: una lastra di marmo incisa con segni ispirati alle storie, ai suoni e alle voci emerse durante la residenza, realizzata in collaborazione con l’artista Alison Darby, installata presso la chiesa campestre di Sant’Isidoro, un workshop sul suono dedicato alla tradizione orale del Mutetus, ancora viva grazie ai poeti locali, e una serie di attivazioni performative che restituiscono i materiali raccolti in forma rituale e condivisa.
Zhanna Kadyrova, Tolfa (RM), Lazio, 2021 01. Zhanna Kadyrova, Found figure, 2021, scultura, elementi di reimpiego, cemento, metallo, dimensioni variabili. Palazzo Buttaoni, Via Roma, 30 Tolfa. Ph Monkeys Video Lab
Informazioni
Una Boccata d’Arte - Sesta edizione
20 artisti, 20 borghi, 20 regioni
Un progetto di Fondazione Elpis, in collaborazione con Maurizio Rigillo di Galleria Continua e Threes.
Dal 28 giugno al 28 settembre 2025
www.unaboccatadarte.it
Per informazioni: info@unaboccatadarte.it
I borghi della sesta edizione
Altidona (FM); Bagnara di Romagna (RA); Borgolavezzaro (NO); Brunate (CO); Burcei (SU); Citerna (PG); Cormons (GO); Custonaci (TP); Framura (SP); Luserna (TN); Lustra (SA); Macchiagodena (IS); Miglionico (MT); Ollomont (AO); Oriolo Romano (VT); Pratovecchio Stia (AR); Roccacaramanico - fraz. di Sant’Eufemia a Maiella (PE); Sammichele di Bari (BA); Simeri Crichi (CZ); Tarzo (TV).
Gli artisti della sesta edizione
Giuseppe Abate; Babau; Stefano Caimi; Roberto Casti; Adele Dipasquale; Gabriele Ermini; Giacomo Gerboni; Tild Greene; Anna Ill; Hetty Laycock; Bibi Manavi; Nicola Martini; Qeu Meparishvili; Aymen Mbarki; Jim C. Nedd; Vica Pacheco; Sara Persico; Stella Rochetich; Aiko Shimotsuma; Vaste Programme.
I curatori della sesta edizione
Irene Angenica, Sofia Baldi Pighi, Veronica Botta, Andrea Croce, Edoardo De Cobelli, Alessia Delli Rocioli, Mireille Filippini, Matilde Galletti, Elena Graglia, Ehab Halabi Abo Kher, Roberta Mansueto, Giulia Monroy, Marta Oliva, Valerio Panella, Giovanni Giacomo Paolin e Sara Maggioni, Anna Pirisi, Giulia Pollicita, Giovanni Rendina, Gabriele Tosi, VOGA Art Project.
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