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31/05/25

Scatti di quotidianità all'Archivio Salvo

 



 Da poco tempo in via Belfiore a Torino è stato aperto l' Archivio Salvo che dedica spazio alla ricerca e alla conservazione del lavoro dell'artista che proprio in questo periodo vede una grande e interessante mostra presso la Pinacoteca Agnelli, oltre ad un grande interesse internazionale sulla sua produzione artistica. 




Nello spazio oltre a tutelare il lavoro artistico di Salvo vengono realizzati eventi sulla sua produzione e carriera artistica. Come in questo periodo con la bella mostra di fotografie realizzata con alcuni noti fotografi, amici dell'artista, raccolte sotto il titolo "Ritratti d'amicizia" quali: Giorgio Colombo, Paolo Mussat Sartor, Paolo Pellion di Persano. 

La serie di scatti ideata per temi intimi e professionali presenta diverse sfaccettature sull'artista stesso ed il suo rapporto col lavoro, il vivere quotidiano e in ambito pubblico. 





30/05/25

Diagrammi da forme a sostanze alla Fondazione Prada di Venezia


 Immagine della mostra “Diagrams: A Project by AMO/OMA”Fondazione Prada, VeneziaFoto: Marco CappellettiCourtesy: Fondazione Prada 

Fra le tante iniziative presentate per la Biennale di Architettura la Fondazione Prada ha realizzato “Diagrams”, un progetto espositivo concepito dallo studio AMO/OMA, fondato da Rem Koolhaas.

Questa esposizone analizza la comunicazione visiva di dati come potente dispositivo per costruire senso, comprensione o manipolazione e come strumento pervasivo per analizzare, capire e trasformare il mondo. L’obiettivo del progetto è promuovere il dialogo e la riflessione speculativa sul rapporto tra intelligenza umana, fenomeni scientifici e culturali e la creazione e diffusione della conoscenza.

Il percorso espositivo si sviluppa al piano terra e al primo piano del settecentesco palazzo Ca’ Corner della Regina e riunisce oltre 300 oggetti, tra cui documenti rari, pubblicazioni, immagini digitali e video realizzati dal XII secolo a oggi e relativi a diversi contesti culturali e geografici. Il materiale è organizzato secondo un principio tematico che riflette le urgenze del mondo contemporaneo e testimonia la natura trasversale e diacronica dei diagrammi.

Il progetto si basa su un’approfondita ricerca condotta da Fondazione Prada in collaborazione con Rem Koolhaas e Giulio Margheri, architetto associato di OMA, e con la consulenza di Sietske Fransen, Max Planck Research Group Leader, Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institute for Art History.


Immagine della mostra “Diagrams: A Project by AMO/OMA”Fondazione Prada, VeneziaFoto: Marco CappellettiCourtesy: Fondazione Prada 


Come afferma Rem Koolhaas, “Dal mio punto di vista il diagramma è uno strumento che esiste da sempre. Per esempio, nelle prime fasi della nostra ricerca abbiamo trovato diagrammi tridimensionali realizzati in Sudafrica intorno al 40.000 a.C. e mappe della costa della Groenlandia intagliate nel legno sull’isola di Ammassalik. Questo dimostra che è una forma durevole di comunicazione che si adatta a qualunque medium esista in un dato momento. E a prescindere dal medium, il diagramma assolve sempre funzioni didattiche (spiegazione) o suggestive (persuasione). In questo senso, non solo esiste di default in qualunque nuovo medium, ma è applicabile a qualunque ambito della vita umana: la moda, la religione, come anche la storia delle diseguaglianze sociali possono essere tutte interpretate in forma di diagramma. Apprezzo profondamente questa interdisciplinarità del diagramma, il suo attributo invariabile ovvero il fatto di essere indipendente dal linguaggio (le parole) lo rende una delle forme più efficaci di rappresentazione”.

Il percorso espositivo, ideato da AMO/OMA secondo il principio delle “urgenze contemporanee”, è strutturato in base a nove temi principali: Ambiente costruito, Salute, Disuguaglianza, Migrazione, Ambiente naturale, Risorse, Guerra, Verità e Valore. Ciascun tema è documentato all’interno di una serie di vetrine disposte parallelamente nella sala centrale del primo piano dell’edificio. Ogni “urgenza” è inoltre approfondita in una stanza laterale, in cui diverse modalità espositive presentano alcuni sottotemi o il lavoro di un autore specifico. Questa indagine complessa e stratificata è introdotta al piano terra da un display realizzato da AMO/OMA, che si potrebbe definire come un diagramma della stessa mostra sui diagrammi. Questo meta diagramma svela i metodi di ricerca e di esposizione in tutta la loro trasparenza e accuratezza.

In occasione della mostra “Diagrams”, Fondazione Prada pubblica un libro illustrato progettato graficamente da Irma Boom. Il volume include un’introduzione di Miuccia Prada, Presidente e Direttrice di Fondazione Prada, una conversazione tra Rem Koolhaas e Katya Inozemtseva e nove saggi di studiosi e designer internazionali come Alberto Cairo, Kate Crawford, Theo Deutinger, Sietske Fransen, Scott Reinhard, Philippe Rekacewicz, Sandra Rendgen, Malkit Shoshan e Kohei Sugiura.


Immagine della mostra “Diagrams: A Project by AMO/OMA”Fondazione Prada, VeneziaFoto: Marco CappellettiCourtesy: Fondazione Prada 

29/05/25

Rebecca Horn al Castello di Rivoli

Rebecca Horn, Federflügel (Ali di piuma), 1992 piume, barre di metallo, motore, 45 x 19 x 20 cm 
Collezione ifa – Institut fūr Auslandsbeziehungen e.V. © Paolo Pellion di Persano © REBECCA HORN, by SIAE 2025

Da pochi giorni il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea propone la mostra Rebecca Horn Cutting Through the Past. Un'esposizione a cura di Marcella Beccaria, si tratta della prima retrospettiva dedicata all’artista in un museo italiano e la prima grande esposizione dopo la sua recente scomparsa. Il progetto nasce dalla cooperazione tra il Castello di Rivoli e Haus der Kunst, Monaco di Baviera, a seguito della personale dell’artista organizzata dalla stessa istituzione nel 2024.

 
Rebecca Horn Cutting Through the Past riconosce il ruolo fondamentale di Rebecca Horn (Michelstadt, 1944 – Bad König, Germania, 2024) nello sviluppo della pratica artistica contemporanea, attraverso opere che negli anni hanno dato vita ad un inquietante teatro performativo, nel quale sono protagoniste tematiche fondamentali quali tempo, memoria, desiderio e relazioni di potere. Il lavoro di Rebecca Horn propone un inscindibile intreccio tra l’umano e il meccanico e anticipa problematiche al centro dell’attuale dibattito culturale, in un contesto definito da tecnologie e macchine che tendono a diventare nostre estensioni.
 
La mostra, il cui titolo rimanda a quello di una delle grandi installazioni dell’artista presente nella collezione del Castello, presenta oltre 35 opere dell’artista tra installazioni, sculture, video, film e disegni che si estendono dagli esordi negli anni sessanta a opere recenti, con importanti prestiti di opere raramente esposte provenienti dalla Fondazione Moontower, originariamente istituita in Germania dalla stessa artista. Il percorso espositivo include iconiche macchine cinetiche come Pfauenmaschine (Macchina pavone), originariamente ideata dall’artista per la sua partecipazione a documenta, Kassel nel 1982, sino alla recente Hauchkörper (Corpo che respira), 2017, oltre alle installazioni monumentali Inferno, 1993-2024, Turm der Namenlosen (Torre dei senza nome), 1994, e Concert for Anarchy (Concerto per l’anarchia), 2006.
 



Nella sezione centrale della mostra, i visitatori potranno osservare le performance di esordio di Horn attraverso i video Performance I, 1970-1972, Performance II, 1972 e Berlin (10.11.1974 – 28.1.1975), 1974-1975. Recentemente digitalizzati, saranno proiettati in grande scala come in un paesaggio continuo. Valorizzando il nucleo di importanti lavori di Horn presenti nella collezione del Castello, la mostra presenta inoltre il film Der Eintänzer (Lo gigolò), 1978, e le coinvolgenti installazioni Cutting Through the Past (Tagliando attraverso il passato), 1992-1993, l’opera che dà il titolo alla mostra, e Miroir du Lac (Specchio del lago), 2004.
 
Dopo la mostra presso Haus der Kunst e la scomparsa dell’artista, la mostra al Castello pone inoltre particolare attenzione ai suoi disegni, pratica che la accompagna dagli esordi. Sono presenti rari disegni realizzati dal 1964 e soprattutto un importante gruppo di Bodylandscapes. Tra gli ultimi lavori di Horn, questi disegni pittorici di grande formato nascono da un processo performativo. La selezione evidenzia la ricorrente presenza di forme arrotondate e cerchi, interpretabili quali simboli del tempo concepito come entità ciclica e non lineare e allusioni ad una rigenerazione senza fine. Insieme all’installazione Das Rad der Zeit (La ruota del tempo), 2016, anch’essa presentata per la prima volta in un museo pubblico, queste opere manifestano la dimensione spirituale di Horn, in linea con una ricerca che comprende Piccoli Spiriti Blu, la grande opera pubblica che dal 2000 connota il paesaggio di Torino dall’alto della Chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini.
 
In concomitanza con la mostra, in accordo con la Fondazione Moontower, un disegno a muro di Rebecca Horn sarà nuovamente visibile al pubblico dopo essere stato nascosto per molti anni. Si tratta di una notazione quasi segreta eseguita dall’artista durante la metà degli anni novanta mentre si trovava al Castello.
 




In occasione di Rebecca Horn Cutting Through the Past, opere dell’artista saranno presenti anche alla Collezione Federico Cerruti, quale secondo episodio di Interferenze, programma incentrato su affinità e differenze tra il Castello di Rivoli e Villa Cerruti. In questa occasione, la selezione di opere, inclusiva di un grande Bodylandscape ed installazioni, comprenderà Cello (Violoncello), 1999. Originariamente allestita dall’artista a Weimar quale parte del grande progetto Konzert für Buchenwald (Concerto per Buchenwald), quest’opera, concepita come un violoncello che suona da sé con due archetti, è presentata nella sala della musica della Villa.
 
Francesco Manacorda, Direttore del Castello di Rivoli, dichiara: Rebecca Horn ha avuto un rapporto privilegiato con il Castello di Rivoli, partecipando a quattro mostre tra cui quella di apertura nel 1984. Siamo onorati di poter celebrare questa vicinanza con una grande mostra che rende chiara la rilevanza e l’incontenibile visionarietà di quest’artista molto amata anche per via del suo iconico intervento al Monte dei Cappuccini”.
 
Marcella Beccaria, Vice Direttrice del Museo e curatrice della mostra, dichiara: “Rebecca Horn ha manifestato la capacità, propria dei grandi artisti, di piegare tecniche e linguaggi alla propria volontà, anticipando molteplici ambiti di ricerca contemporanei che spaziano dal pensiero multispecie ai nuovi orizzonti che si vanno delineando, con tecnologie che manifestano atteggiamenti assimilabili alle emozioni umane”.
 
La mostra nasce dalla collaborazione tra Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino e Haus der Kunst, Monaco di Baviera, dove è stata curata da Jana Baumann.

28/05/25

Monaco Art Week 2025


Torna, per confermare il suo grande successo, a Luglio la Monaco Art Week, che si svolgerà dal 7 al 12 luglio 2025, sotto l'Alto Patronato di S.A.S. il Principe Alberto II di Monaco. 

Per la sua settima edizione, i membri sono lieti di dare il benvenuto a S.A.R. la Principessa Alexandra di Hannover come loro patrona.

Gallerie, case d'asta e amanti dell'arte uniscono le forze per offrire al pubblico un percorso artistico attraverso alcuni dei quartieri più emblematici del Principato. Questo tour, scandito da mostre, conferenze e incontri con artisti, metterà in luce la diversità di pratiche e periodi. Saranno rappresentate sculture, dipinti e alta gioielleria, con opere che spaziano dall'arte antica a quella moderna e contemporanea.

L'evento si svolgerà nel cuore di una ricca settimana culturale, parallelamente alla fiera internazionale d'arte Art Monte-Carlo (dal 7 al 9 luglio) e in concomitanza con l'apertura della grande mostra estiva del Grimaldi Forum "Colori! Capolavori del Centre Pompidou" e della mostra "Monaco e i Napoleoni: Destini Intrecciati" (dall'11 luglio al 31 agosto).

La Monaco Art Week riunisce 15 partecipanti distribuiti in diversi quartieri del Principato: Artcurial; Christie's; collect|mc; Hauser & Wirth; HOFA; Hôtel des Ventes de Monte-Carlo; Kamil Art Gallery; Elisabeth Lillo-Renner; Moretti Fine Art; Opéra Gallery; Almine Rech; Galerie Adriano Ribolzi; Sotheby's; Teos Gallery Monte-Carlo; M.F. Toninelli Art Moderne.

La Monaco Art Week beneficia del prezioso supporto dei suoi sponsor principali, EFG Bank (Monaco) e Moravia Yachting, nonché SMT Société Monégasque de Transports, un partner fedele. 

27/05/25

La galleria Mazzoleni apre a Milano

 
Ingresso. Ph. Studio Abbruzzese.

La galleria Mazzoleni accresce la sua attività di promozione dell'arte con l’apertura di uno stupendo spazio a Milano, che si aggiunge alla sede storica di Torino e a quella londinese in Mayfair. Situata in via Senato 20, in una delle zone culturalmente più vivaci ed eleganti della città, la galleria verrà ufficialmente inaugurata in autunno.

Durante l’estate sarà visitabile su appuntamento con un allestimento che racconta la storia più recente della galleria, un percorso costruito attraverso le pubblicazioni e le mostre che hanno segnato l’ultimo decennio di Mazzoleni, con un focus sulle ricerche storico-artistiche che ne hanno sostenuto l’attività culturale a livello internazionale.

Il nuovo spazio ospiterà un’area espositiva principale e una private room riservata ai collezionisti. Il programma di mostre ed eventi rifletterà una visione curatoriale che intende dialogare con il vivace tessuto culturale cittadino, con i visitatori italiani, internazionali e con un pubblico giovane e cosmopolita.

Davide e Luigi Mazzoleni. Ph. Giorgio Perottino.

Davide Mazzoleni, gallerista:
"Questo spazio rappresenta per noi il compimento di un desiderio coltivato a lungo. Milano è sempre stata parte del nostro percorso, con progetti, mostre e collaborazioni che ci hanno permesso di creare legami profondi con collezionisti, curatori e artisti. L’apertura in via Senato arriva al momento giusto, nel luogo giusto. Non è solo una nuova sede: è un invito, uno spazio da abitare insieme. "

Luigi Mazzoleni, gallerista:
"Milano è una città che da sempre incarna vivacità, eleganza e spirito di cambiamento: valori fondamentali anche per il mondo dell’arte. La nostra visione si fonda sulla tradizione, ma è fortemente proiettata verso il futuro, come dimostra il programma dello spazio di Old Bond Street a Londra, attento alla selezione delle opere e alla curatela dei progetti."

26/05/25

I Picasso secondo Paloma

2025 estate of Pablo Picasso - foto Owen Conway

Gli spazi della sede di Gagosian in Madison Avenue a New York ospitano una grande mostra su Picasso realizzata con gli eredi dell'artista. Un'occasione per vedere rare opere e materiale documentativo su questo importante artista del secolo scorso. 


2025 estate of Pablo Picasso - foto Owen Conway

Comunicato stampa

Mi vedi qui, eppure sono già cambiato, sono già altrove.
—Pablo Picasso, 1963

Gagosian è lieta di annunciare  Picasso: Tête-à-tête , presentata in collaborazione con la figlia dell'artista, Paloma Picasso. Offrendo un'opportunità unica di ammirare oltre cinquanta dipinti, sculture e disegni raramente esposti, che coprono l'intero arco della carriera dell'artista, dal 1896 al 1972, la mostra includerà quasi una dozzina di opere esposte al pubblico per la prima volta e altre che non venivano esposte da decenni. Tratte in gran parte dal lascito di Picasso, Picasso: Tête-à-tête aprirà il 18 aprile e sarà l'ultima mostra ospitata nella galleria principale di Gagosian, al 980 di Madison Avenue.

Ho avuto la fortuna di presentare più di venti mostre dedicate a Pablo Picasso nel corso della mia carriera, e mi sembra giusto che una mostra di grande successo dedicata all'artista concluda la nostra esperienza al 980 Madison. È incredibilmente emozionante collaborare con Paloma alla sua prima grande mostra internazionale e portare alla luce così tante opere mai esposte prima.  —  Larry Gagosian

Sono stata felicissima quando Larry ha proposto di collaborare a una mostra importante. Mostrare l'opera di mio padre come lui voleva che fosse vista – dialogando tra temi e periodi diversi – è un omaggio appropriato alla sua eredità. Molte delle opere che abbiamo selezionato non sono state esposte da quando mio padre le teneva nel suo studio e vederle riunite insieme a importanti esempi provenienti da altre collezioni sarà un evento davvero speciale.    —   Paloma Picasso


2025 estate of Pablo Picasso - foto Owen Conway

Esistono documenti di due mostre allestite da Picasso stesso, la prima delle quali fu la sua retrospettiva del 1932 alla Galerie Georges Petit di Parigi. In quell'occasione, anziché tentare di dimostrare una tesi accademica o di organizzare una presentazione rigorosamente cronologica, espose insieme opere di epoche e stili diversi, facilitando il dialogo tra loro. Con lo stesso spirito, Picasso: Tête-à-tête  accosta dipinti, sculture e disegni dell'artista proteiforme, incoraggiando gli spettatori a scoprire nuove connessioni e continuità personali. La mostra includerà capolavori provenienti dalla collezione personale di Picasso, insieme ad opere provenienti da altre fonti di rilievo.

Gagosian pubblicherà un catalogo interamente illustrato della mostra, che include una conversazione tra Paloma Picasso e l'artista Peter Doig. È inclusa anche la traduzione di un articolo contemporaneo di Eric Tériade sull'installazione parigina di Picasso del 1932.

25/05/25

La pittura torinese fra il 1900 e il 1960




Molto pregiata l'esposizione di opere selezionate da Gian Enzo Sperone e Denis Isaia sulla pittura torinese dei primi decenni del novecento presentati presso nello Spazio Ersel in  Piazza Solferino 11 fino al 30 Maggio, aperti dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18.




Intitolata “Astrazioni, Figure, Miraggi Domestici. Pittori a Torino 1900 – 1960” offre la rara occasione di vedere opere giovanili di molti artisti che hanno fatto la storia dell'arte torinese ma non solo. 




Sono presentati 120 quadri che attravesano le diverse fasi dei principali movimenti artistici del secolo scorso, le tante avanguardi che vanno dall'astrattismo, al formale, dall'arte povera all'arte concettuale evidenziando così le tante trasformazioni di molti artisti nel seguire questi cambiamenti. 
 



Sono parte della mostra, opere di:  Abacuc - (Silvano Gilardi) - (Torino 1933 - 2021), Evangelina Alciati - (Torino 1883 – 1959) , Lorenzo Alessandri - (Torino 1927 - 2000), Enrico Allimandi - (Revigliasco 1906 – Torino 1984), Franco Assetto - (Torino 1911 - 1991), Giacomo Balla - (Torino 1871 - Roma 1958), Pilade Bertieri - (Torino 1874 - Roma 1969), Annibale Biglione - (Settimo San Vittore 1923 - Pietra Ligure 1981), Piero Bolla - (Saluzzo 1933 - Torino 2019), Jessie Boswell - (Leeds, Inghilterra 1881- Moncrivello 1956), Gigi Chessa - (Torino 1898 – 1935), Felice Casorati - (Novara 1883 - Torino 1963), Enrico Colombotto Rosso- (Torino 1925 - Casale Monferrato (Al) 2013), Italo Cremona - (Cozzo 1905 - Torino 1979), Nicolaj Diulgheroff - (Kjustendil, Bulgaria 1901-Torino 1982), Farfa (Vittorio Osvaldo Tommasini) - (Trieste 1879 - Sanremo 1964), Fillia - (Luigi Colombo) - (Revello 1904 - Torino 1936), Nicola Galante - (Yasto 1883 - Torino 1969), Franco Garelli - (Diano d’Alba (CN) 1909 - Torino nel 1973), Albino Galvano - (Torino 1907 - Torino 1990), Giacomo Grosso - (Cambiano 1860 -Torino 1938), Carlo Levi - (Torino 1902 - Roma 1975), Arrigo Lora Totino - (Torino 1928 - 2016), Giovanni Macciotta (KiKi) - (Torino 1927 – 1993), Umberto Mastroianni - (Fontana Liri 1910 - Marino 1988), Mario Merz - (Milano 1925 - 2003), Aldo Mondino - (Torino 1938 - 2005), Mattia Moreni - (Pavia, 1920 – Brisighella, 1999), Marisa Mori - (Firenze 1900 – 1985), Pippo Oriani - (Torino 1909 - Roma, 1972), Giulio Paolini - (Genova 1940), Enrico Paulucci - (Genova 1901 – Torino 1999), Adriano Parisot - (Torino 1912 - 2004), Raffaele Ponte Corvo - (Roma 1910 – Torino 1983), Ugo Pozzo - (Torino 1900 - 1981), Carol Rama - (Torino 1918 - 2015), Piero Rambaudi - (Torino 1906 – 1961), Mario Reviglione - (Torino 1883 - 1965), Lalla Romano - (Demonte 1906 - Milano 2001), Piero Ruggeri - (Torino 1930 -Avigliana 2009), Filippo Scroppo - (Iesi 1910 - Torre Pellice 1993), Ettore Sottsass Jr - (Innsbruck 1917 - Milano 2007) Luigi Spazzapan - (Gradisca D’Isonzo 1889 - Torino 1958).




24/05/25

100 The New Yorker



 Gli spazi della  Biblioteca pubblica di New York, accolgono una bella mostra sul centenario del settimanale The New Yorker, proponendo la collezione della NYPL, tra cui i voluminosi archivi della rivista e i documenti di molti dei suoi collaboratori, per dare vita alle persone, alle storie e alle idee che hanno reso celebre  The New Yorker .

Negli ultimi 100 anni,  il New Yorker ha creato un mondo a sé stante. Guidata dalla visione fondatrice di Harold Ross e Jane Grant, e portata avanti da generazioni di collaboratori, la rivista ha fissato nuovi standard per stile spontaneo, prosa stimolante, rigore giornalistico e arte giocosa, il tutto condito da un pizzico di snobismo e un pizzico di ironia.


In modi che vediamo e non vediamo,  il New Yorker  ha influenzato la nostra comprensione di quasi ogni aspetto della società: guerra e violenza, razza e genere, il movimento ambientalista, la peculiarità della narrativa americana e molto altro. Nei suoi collaboratori e nei suoi contenuti, la rivista ha riflesso sia i nobili ideali che le profonde disuguaglianze che hanno definito l'esperienza americana, in modi che continuano a plasmare il nostro panorama sociale e politico odierno.

La storia del  New Yorker – e delle persone brillanti, divertenti, ossessive e imperfette che l'hanno creato – è raccontata, in parte, nelle pagine dei 5.057 numeri andati in stampa nei primi 100 anni della rivista. Ma una storia più profonda si può scoprire negli archivi della rivista, nelle collezioni della New York Public Library. Attraverso corrispondenza, manoscritti, promemoria, oggetti – e sì, anche vignette – " A Century of The New Yorker" svela le storie nascoste di rapporti editoriali spinosi, dattilografi diligenti, verificatori di fatti meticolosi e artisti di talento.


Questa mostra è organizzata dalla Biblioteca pubblica di New York e curata da Julie Golia, direttrice associata della Rayner Wing, e da Charles J. Liebman, curatrice senior dei manoscritti, e da Julie Carlsen, curatrice associata della Henry W. and Albert A. Berg Collection of English and American Literature.


 #NewYorker100

23/05/25

Una Boccata d’Arte

 

Nicola Baratto & Yiannis Mouravas Sant’Angelo Muxaro (AG), Sicilia, 2024 - Nicola Baratto & Yiannis Mouravas, Legame immisurabile, 2024. 
Argilla, ferro ionizzato, legno, 44 x 600 x 540 cm circa. Piazza Aldo Moro (dietro la Chiesa)  Ph Roberto Bocaccino


Anche quest'anno la Fondazione Elpis propone "Una Boccata d’Arte", il progetto d’arte contemporanea ideato nel 2020 da Marina Nissim, Presidente di Fondazione Elpis, e diffuso lungo tutta la Penisola giunto alla sesta edizione.

Una Boccata d’Arte costituisce l’unico progetto in Italia che opera su tutto il territorio nazionale offrendo un itinerario culturale che attraversa l’Italia da Nord a Sud, da Est a Ovest attraverso i linguaggi dell’arte del nostro tempo.

 Una Boccata d’Arte è un invito al viaggio e alla scoperta di luoghi poco conosciuti, lontani dai circuiti tradizionali del turismo e dell’arte contemporanea, che valorizza il patrimonio storico, artistico e paesaggistico di borghi, paesi e piccoli centri, costruendo occasioni concrete per fare comunità, lasciando nei territori interessati nuove memorie collettive e segni tangibili del proprio passaggio.

Il formato si basa sul coinvolgimento, ogni anno, di 20 artisti, italiani e internazionali, invitati a intervenire in 20 piccoli centri abitati con meno di 5.000 abitanti, uno per ciascuna delle 20 regioni italiane.

Gli artisti selezionati provengono da Paesi, culture ed esperienze linguistiche sempre differenti, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni e alla capacità di proporre progetti pensati per coinvolgere le comunità locali in maniera inclusiva e partecipativa, generando insieme nuovi immaginari.

L’invito prevede sempre un periodo di residenza sul territorio per la progettazione di interventi site-specific che sono quindi frutto di un percorso di esplorazione delle tradizioni vernacolari e di ascolto dei saperi artigianali e delle energie preesistenti.

Il ruolo dei curatori – una vera e propria rete nazionale di giovani professionisti con cui Fondazione Elpis mantiene un rapporto di scambio costante lungo tutto l’anno sostenendoli e incoraggiandoli nella costruzione di nuove relazioni sul territorio regionale – è quello di mediare questo processo e facilitare il contatto con le comunità di abitanti e le municipalità locali.


 
Claudia Losi, Presicce-Acquarica (LE), Puglia, 2020   Claudia Losi, Whalebone Arch, 2019 scultura in terra dell'Impruneta (50 × 390 cm); supporto in ferro (350 × 300 × 200 cm) L'opera è nel chiostro d'ingresso del Municipio di Presicce-Acquarica; Via Tommaso Fiore, 73054 Presicce.   Ph Pierpaolo Luca


GLI ARTISTI, I BORGHI E I CURATORI DELLA SESTA EDIZIONE

La sesta edizione si terrà dal 28 giugno al 28 settembre 2025 e riunisce gli interventi site-specific di:

Hetty Laycock a Ollomont (AO) in Valle d’Aosta, a cura Elena Graglia;

Bibi Manavi a Borgolavezzaro (NO) in Piemonte, a cura di Veronica Botta; 

Jim C. Nedd a Framura (SP) in Liguria, a cura di Mireille Filippini per Threes;      

Aiko Shimotsuma a Brunate (CO) in Lombardia, a cura di Edoardo De Cobelli; 

Stefano Caimi a Luserna (TN) in Trentino-Alto Adige, a cura di Valerio Panella; 

Giacomo Gerboni a Tarzo (TV) in Veneto, a cura di Giovanni Giacomo Paolin e Sara Maggioni; 

Babau a Cormons (GO) in Friuli Venezia Giulia, a cura di Marta Oliva;

Vica Pacheco a Bagnara di Romagna (RA) in Emilia-Romagna, a cura di Sofia Baldi Pighi per Threes;

Stella Rochetich a Pratovecchio Stia (AR) in Toscana, a cura di Gabriele Tosi;

Qeu Meparishvili a Citerna (PG) in Umbria, a cura di Giovanni Rendina;

Giuseppe Abate a Altidona (FM) nelle Marche, a cura di Matilde Galletti;

Gabriele Ermini a Oriolo Romano (VT) in Lazio, a cura di Irene Angenica; 

Adele Dipasquale a Roccacaramanico, fraz. di Sant’Eufemia a Maiella (PE) in Abruzzo, a cura di Andrea Croce; 

Roberto Casti a Macchiagodena (IS) in Molise, a cura di Alessia Delli Rocioli; 

Tild Greene a Lustra (SA) in Campania, a cura di Giulia Pollicita;

Aymen Mbarki a Sammichele di Bari (BA) in Puglia, a cura di VOGA Art Project;

Vaste Programme a Miglionico (MT) in Basilicata, a cura di Roberta Mansueto;

Anna Ill a Simeri Crichi (CZ) in Calabria, a cura di Ehab Halabi Abo Kher; 

Nicola Martini a Custonaci (TP) in Sicilia, a cura di Giulia Monroy; 

Sara Persico a Burcei (SU) in Sardegna, a cura di Anna Pirisi per Threes.

 

I protagonisti di questa esperienza artistica e comunitaria unica, con gli artisti, sono gli abitanti, le amministrazioni, i partner tecnici, gli sponsor locali, le istituzioni culturali e le associazioni locali, insieme ai curatori selezionati da Fondazione Elpis: una rete fondamentale di persone che rendono possibile la realizzazione di progetti artistici in tutta Italia, dando vita a un dialogo che continua a crescere e che ora si amplia ulteriormente con la sesta edizione di Una Boccata d’Arte.

 

I PRIMI 5 ANNI IN MOSTRA A MILANO | Dove non sono mai stato, là sono

Nel 2024, Una Boccata d’Arte ha raggiunto un importante traguardo: la realizzazione di 100 progetti complessivi, firmati da 100 artisti in 100 borghi italiani. Il progetto ha toccato luoghi che, in virtù della loro dimensione raccolta, si sono configurati come contesto ideale per la sperimentazione artistica e la creazione di nuovi immaginari. La mostra Dove non sono mai stato, là sono, in corso sino al 6 luglio 2025 presso Fondazione Elpis a Milano racconta questa esperienza quinquennale attraverso un allestimento che restituisce l’ampiezza delle iniziative e l’importanza delle reti territoriali sviluppate nel corso di questi anni.


LE ACQUISIZIONI PERMANENTI

Grazie alle acquisizioni delle amministrazioni e alle donazioni degli artisti a oggi oltre un quarto dei borghi coinvolti ha scelto di accogliere in modo permanente le opere realizzate nell’ambito delle cinque edizioni trascorse. Più di quaranta interventi diffusi sul territorio – un numero destinato a crescere nei prossimi anni – costituiscono oggi un vero e proprio itinerario visitabile tutto l’anno, che corre parallelo all’edizione. Tra questi, la prima opera ad aver trovato una collocazione definitiva durante l’edizione del 2020 è stata Whalebone Arch, scultura realizzata da Claudia Losi a Presicce-Acquarica (Puglia), mentre l’installazione di Agnese Spolverini nel borgo di Abbateggio (Abruzzo) è tra le opere ancora visibili, realizzata nell’ambito di Una Boccata d’Arte 2021. Tra le dieci opere permanenti dell’edizione 2022, il borgo di Aggius (Sardegna) ha accolto in maniera permanente l’opera Paphos dell’artista Ludovica Carbotta, così come è rimasto quale segno tangibile di questa esperienza l’intervento diffuso a Rocca San Giovanni (Abruzzo) di Victor Fotso Nyie, artista che ha successivamente partecipato alla 60. Mostra Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia. Nel 2023, tra le altre, Vermogno – frazione di Zubiena (Piemonte) ha scelto di rendere permanente l’opera in realtà aumentata VICTIMULA di Invernomuto. Nello stesso anno l’artista Mohsen Baghernejad Moghanjooghi ha donato le sue opere al Comune di Santa Severina (Calabria) che in cambio si è impegnato a piantare 1.900 alberi, uno per ogni abitante. Nel 2024, invece, sono state nove le opere che i comuni hanno voluto mantenere come segni permanenti, tra queste Legame immisurabile di Nicola Baratto & Yiannis Mouravas, pensata per Sant’Angelo Muxaro (Sicilia), una parte del progetto Circo tessile, di Giulio Locatelli, per Sasso di Castalda (Basilicata), e l’opera Lorica, parte di I figli di Afelio, intervento di Emanuele Marullo, realizzato a Poggiorsini (Puglia).

 Tutte le opere permanenti di Una Boccata d’Arte sono raccolte nella sezione dedicata del sito www.unaboccatadarte.it, strutturata come una mappa interattiva completa di approfondimenti.

 Una Boccata d’Arte è un progetto ideato da Marina Nissim, presidente di Fondazione Elpis, e realizzato in collaborazione con Maurizio Rigillo, Cofondatore di Galleria Continua, e Threes, che ogni anno cura tre interventi incentrati sulla sperimentazione sonora, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico, culturale e paesaggistico di piccoli centri, attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.



Agnese Spolverini, Abbateggio (PE), Abruzzo, 2021 Agnese Spolverini, Per riconoscerti nel buio, 2021, Installazione, alluminio forex, led; 210 x 170 x 140 cm.  Incrocio tra Via Breda e Via Madonna del Carmine. Piazza Madonna del Carmine, Abbateggio (PE).  Ph Andrea Fiordigiglio


LA SESTA EDIZIONE: TEMI E PROGETTI

 Il 2025 segna un cambio di passo, con un ulteriore slancio alla capacità rigenerativa del progetto: l’attenzione di Una Boccata d’Arte si rivolge non più soltanto a borghi caratterizzati da un centro storico con evidenze monumentali, ma anche a paesi, piccoli centri e periferie. Molti degli artisti invitati hanno scelto di proporre interventi che in alcuni casi “ri-attivano” centri spopolati, spazi rimasti in disuso o che raggiungono aree marginali, vissute o da riabitare.

 In alcuni casi, questi luoghi si trovano ai confini del tessuto abitativo, come la cascina di riso e, in particolare, il suo storico dormitorio delle mondine, che è interessato dall’intervento di Bibi Manavi in Piemonte, a Borgolavezzaro in provincia di Novara, a cura di Veronica Botta.  Il progetto si sviluppa in un paesaggio tessile sospeso con stampe fotografiche, che riproducono immagini tratte da archivi idraulici e rurali e strutture vegetali indagate al microscopio, esplorando l’acqua come materia e memoria viva, risorsa politica e linfa del territorio.

 Lo spopolamento è il punto di partenza del progetto elaborato da Roberto Casti e curato da Alessia Delli Rocioli. A Macchiagodena in provincia di Isernia in Molise, presso il villaggio di San Nicola — il nucleo più antico e oggi quasi disabitato del borgo — risuona un canto registrato dagli abitanti, invitati a reinterpretare il brano popolare Lu Molisano in America, immaginando un ritorno possibile, una contro-narrazione al silenzio dello spopolamento.

 Il patrimonio linguistico e musicale nutre anche l’intervento pensato dal duo Babau per Cormons (GO) in Friuli Venezia Giulia, dal titolo MetaSem a cura di Marta Oliva. Attraverso la commistione di lingue e dialetti locali, e simboli visivi — come una maschera folkoristica, una mappa e uno stendardo — il progetto riflette sul confine come spazio fisico e metafisico, coinvolgendo poeti, artisti e performer locali nella recitazione di un singolare “radiodramma” popolare, una sorta di fiaba sonora contemporanea.

 In altri casi, le opere trovano vita all’interno di spazi decentrati come quello di un campo da calcio in disuso a Rocca Cilento, frazione di Lustra, provincia di Salerno, Campania, che diventa il punto culminante del percorso allestitivo ideato da Tild Greene e a cura di Giulia Pollicita. L’itinerario si compone di una serie di sculture in dialogo con l’architettura del borgo e si completa con una grande portale, modellato come il simbolo dell’infinito e ispirato al “pitch point”, il punto d’innesto tra due ingranaggi.

 Spesso gli spazi trattati sono stati oggetto di un abbandono recente, investiti di grandi aspettative e poi abbandonati, come la casina di caccia di Villa Altieri, parco comunale di Oriolo Romano in provincia di Viterbo, nel Lazio, dove interviene Gabriele Ermini, con la curatela di Irene Angenica, in cui i fondi del PNR hanno permesso di avviare lavori di restauro, rimasti purtroppo incompiuti. L’artista trasforma l’edificio in un finto museo allestito con le sculture e mette in scena un ritrovamento archeologico fittizio. L’obiettivo è quello di riqualificare la struttura restituendola alla comunità e operare insieme agli abitanti del luogo per costruire una nuova memoria collettiva, ricorrendo a dispositivi narrativi che riscrivono la storia con registri linguistici inediti.

 La riscoperta della memoria locale, attraverso studi approfonditi condotti sul campo, e la creazione di momenti collettivi in cui la comunità possa costruire passaggi ulteriori della propria storia accomunano diversi interventi.

 La dimensione performativa pervade il lavoro di Giuseppe Abate, curato da Matilde Galletti, per Altidona in provincia di Fermo nelle Marche, anch’esso frutto di una memoria ricostruita. L’artista orchestra una processione per ricollocare un elemento del paesaggio andato perduto. Abate ha infatti composto il suo progetto a partire da una vecchia fotografia in bianco e nero, che mostra la scultura di un galletto un tempo collocata all’ingresso del borgo e oggi scomparsa, con l’obiettivo di restituirlo alla comunità.

 Adele Dipasquale in Abruzzo ha analizzato nel corso della sua residenza sul territorio di Roccacaramanico, frazione di Sant’Eufemia a Maiella in provincia di Pescara, i punti di bivacco presenti in alta montagna, che in questi luoghi sono anche legati alla storia del brigantaggio locale. Il progetto, a cura di Andrea Croce, comprende una riflessione sulle pietre che caratterizzano il paesaggio montano, reinterpretate con delle incisioni su legno che ricordano panche, letti o rifugi, pronti ad accogliere i passanti, e diventano tracce permanenti sul territorio. L’artista realizza inoltre tre involucri abitativi: spazi di condivisione usufruibili dagli abitanti e da tutti coloro che in estate percorrono il borgo, su cui ha inciso delle scritture come segni concreti del proprio passaggio.

 Anna Ill a Simeri Crichi in provincia di Catanzaro, in Calabria ha invece approfondito il patrimonio archeologico di Simeri e del Museo Numismatico Archeologico Provinciale di Catanzaro. Questo percorso le ha permesso di riportare all’attenzione della comunità la Kouroutropos, una statuetta acefala del IV secolo a.C. simbolo di cura e maternità e di sviluppare una riflessione più ampia sul senso universale dell’accudimento, al di là del genere e del tempo, a cura di Ehab Halabi Abo Kher.

 In Umbria e Puglia, tradizioni locali e identità culturale d’origine dell’artista si intrecciano.

 A Citerna in provincia di Perugia, Umbria, l’artista Qeu Meparishvili presenta un’installazione scultorea a cura di Giovanni Rendina, composta da lastre di metallo con raffigurazioni create secondo una tradizionale tecnica iconografica georgiana che dialoga con l’architettura medievale di Citerna. Il soggetto principale sono i cani randagi: figure numerosissime nella città natale dell’artista, Tbilisi, qui trasformate in “reliquie” urbane.

 Aymen Mbarki a Sammichele di Bari (BA) in Puglia, con la curatela di VOGA Art Project celebra la storia stratificata del borgo. Ispirato dalle porte murate che punteggiano il centro abitato, Mbarki realizza un portale metafora di soglie interiori e collettive, nella cui composizione si fondono linee arabeggianti, tipiche delle medine nordafricane, segni e scritture appena visibili incisi su una lastra di plexiglass, che evocano storie e mitologie mediterranee.

 Il paesaggio e il concetto di motto cittadino sono alla base del doppio lavoro di Vaste Programme per Miglionico in provincia di Matera in Basilicata, a cura di Roberta Mansueto. L’opera MMMMMMM KM nasce dal ripensamento di un oggetto iconico: il binocolo panoramico che si trasforma in un dispositivo fuorviante, capace di sovvertire la lettura convenzionale del panorama e amplificare il concetto di veduta. L’opera, collocata sulla cinta muraria invita a uno sguardo che si apre su vedute molteplici, rispondendo alla domanda: “Cosa vedo a 7.000 km da Miglionico?”. La distanza non è casuale: è suggerita da un motto riportato sull’antico stemma del paese: “Milone Milite Magno Munì Miglionico di Magnifiche Mura” le cui sette “M” diventano, lette come numeri romani, la misura settemila.

 La creazione di nuovi immaginari legati al paesaggio si registra anche in Veneto, attraverso il lavoro di Giacomo Gerboni, a cura di Giovanni Paolin e Sara Maggioni. L’opera proposta per Tarzo in provincia di Treviso è una scultura collettiva e permanente: un grande menhir contemporaneo che si staglia nel paesaggio. La superficie esterna dell’opera è composta da texture raccolte nelle sette frazioni del comune, attraverso calchi di porzioni architettoniche scelte insieme agli abitanti. L’opera diventa così una scultura collettiva e un “palinsesto” di memorie materiali, dove l’identità locale si stratifica in un oggetto sospeso tra natura, ricordi e futuro.

 Un altro tema che emerge dai lavori proposti dai 20 artisti invitati è la relazione tra tradizioni economico produttive e una nuova sensibilità sui temi dell’ambiente, attraverso la lente dell’ecologia e interrogando i comportamenti delle altre specie o delle forze naturali.

Questo è evidente per esempio in Sicilia, dove Nicola Martini riflette sulla filiera estrattiva del marmo e il suo impatto sul paesaggio nel territorio di Custonaci in provincia di Trapani. L’intervento dal titolo MANGIATUTTO, a cura di Giulia Monroy, si compone di due blocchi di Perlato Siciliano e diaspro rosso, residui di cava, sottoposti a un’erosione estrema con frese a tazza, fino al limite del collasso. L’opera coinvolge le maestranze locali, custodi della conoscenza del materiale litico come organismo vivo, leggendo le sue vene.

 In Toscana, a Pratovecchio Stia in provincia di Arezzo, nel cuore del Casentino, dove l’economia locale è prettamente orientata allo sfruttamento del legno e delle acque, il protagonista diventa un curioso insetto: l’osmodenia eremita che vive nel legno in decomposizione e comunica con i propri simili attraverso l’emissione di una potente “traccia odorosa” che diventa l’oggetto dell’opera di Stella Rochetich, a cura di Gabriele Tosi. L’artista immagina una scultura/diffusore olfattivo da collocare nella fontana dismessa di Piazza Vecchia, “abitandola” esattamente come il raro coleottero fa con gli alberi.

 Stefano Caimi a Luserna (TN) in Trentino-Alto Adige a si ispira invece alle strategie per contrastare la diffusione del bostrico tipografo, coleottero che infesta le foreste locali, per costruire il suo intervento, cura di Valerio Panella, e indagare l’impatto del cambiamento climatico e delle monoculture forestali. Attraverso una trama di cavi tra abeti vivi e tronchi a terra, l’opera configura una metafora che evidenza la soglia tra crescita e decadenza, presenza e assenza. 

 In Lombardia, Aiko Shimotsuma, con la curatela di Edoardo De Cobelli, interviene in un palazzo storico di Brunate in provincia di Como con un progetto ispirato ad Alessandro Volta che costituisce un’esperienza sensoriale unica. L’opera invita a riflettere sulla relazione effimera tra l’essere umano e le forze naturali che modellano la nostra esperienza quotidiana.

 Nel piccolo borgo di Ollomont (AO) in Valle d’Aosta Hatty Laycock con la curatela di Elena Graglia utilizza licheni locali e cera d’api, per creare una forma organica, successivamente fusa in bronzo e collocata all’aperto, dove invecchierà naturalmente in dialogo con la luce e il tempo atmosferico.

 Il suono è alla base, come di consueto nella storia di Una Boccata d’Arte, dei progetti proposti da Threes che quest’anno coinvolge: l'Emilia-Romagna, la Liguria e la Sardegna, conferendo voci inedite a spazi, luoghi e oggetti.

 In Emilia-Romagna a Bagnara di Romagna (RA), Vica Pacheco con la curatela di Sofia Baldi Pighi, presenta un’installazione sonora nel Prato di Sant’Andrea, area naturalistica e archeologica protetta, di origine romana.

L’intervento consiste in un’orchestra di piccole sculture in ceramica ispirate alla flora e fauna locali che dialogano con l’ecosistema circostante, e che il pubblico sarà invitato a suonare all’opening, nel corso di una processione laica che prende il via dal centro del paese.

 In Liguria, a Framura (SP), Jim C. Nedd con la curatela di Mireille Filippini si concentra sull’antico lavatoio alimentato dal torrente Castagnola che scorre tra “Fra le Mura” del centro abitato toccando anche i rifugi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale. L’opera consiste in un lightbox collocato nel punto in cui il corso d’acqua si getta nel Mar Ligure, sottolineando il fluire non soltanto fisico, ma soprattutto narrativo, intrecciando memorie di vita e resistenza.

 In Sardegna a suonare è la pietra, simbolo della civiltà nuragica da cui discende l’antico centro abitato di Burcei (SU), borgo incastonato tra le pendici orientali del Monte Serpeddì. Qui, Sara Persico, con la curatela di Anna Prisi, propone un intervento che si sviluppa in più forme: una lastra di marmo incisa con segni ispirati alle storie, ai suoni e alle voci emerse durante la residenza, realizzata in collaborazione con l’artista Alison Darby, installata presso la chiesa campestre di Sant’Isidoro, un workshop sul suono dedicato alla tradizione orale del Mutetus, ancora viva grazie ai poeti locali, e una serie di attivazioni performative che restituiscono i materiali raccolti in forma rituale e condivisa.



Zhanna Kadyrova, Tolfa (RM), Lazio, 2021 01. Zhanna Kadyrova, Found figure, 2021, scultura, elementi di reimpiego, cemento, metallo, dimensioni variabili.  Palazzo Buttaoni, Via Roma, 30 Tolfa.  Ph Monkeys Video Lab

Informazioni

Una Boccata d’Arte - Sesta edizione

20 artisti, 20 borghi, 20 regioni

Un progetto di Fondazione Elpis, in collaborazione con Maurizio Rigillo di Galleria Continua e Threes.

Dal 28 giugno al 28 settembre 2025

www.unaboccatadarte.it

Per informazioni: info@unaboccatadarte.it

 

I borghi della sesta edizione

Altidona (FM); Bagnara di Romagna (RA); Borgolavezzaro (NO); Brunate (CO); Burcei (SU); Citerna (PG); Cormons (GO); Custonaci (TP); Framura (SP); Luserna (TN); Lustra (SA); Macchiagodena (IS); Miglionico (MT); Ollomont (AO); Oriolo Romano (VT); Pratovecchio Stia (AR); Roccacaramanico - fraz. di Sant’Eufemia a Maiella (PE); Sammichele di Bari (BA); Simeri Crichi (CZ); Tarzo (TV).

 

Gli artisti della sesta edizione

Giuseppe Abate; Babau; Stefano Caimi; Roberto Casti; Adele Dipasquale; Gabriele Ermini; Giacomo Gerboni; Tild Greene; Anna Ill; Hetty Laycock; Bibi Manavi; Nicola Martini; Qeu Meparishvili; Aymen Mbarki; Jim C. Nedd; Vica Pacheco; Sara Persico; Stella Rochetich; Aiko Shimotsuma; Vaste Programme.

 

I curatori della sesta edizione

Irene Angenica, Sofia Baldi Pighi, Veronica Botta, Andrea Croce, Edoardo De Cobelli, Alessia Delli Rocioli, Mireille Filippini, Matilde Galletti, Elena Graglia, Ehab Halabi Abo Kher, Roberta Mansueto, Giulia Monroy, Marta Oliva, Valerio Panella, Giovanni Giacomo Paolin e Sara Maggioni, Anna Pirisi, Giulia Pollicita, Giovanni Rendina, Gabriele Tosi, VOGA Art Project.

 

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22/05/25

I viaggi in Italia di Henri Cartier-Bresson da Camera


Fino al 2 Giugno gli spazi di Camera - Centro Italiano per la Fotografia a Torino presenta una ampia rassegna di scatti del celebre fotografo francesce Henri Cartier-Bresson realizzati durante diversi viaggi in Italia.


Scatti che rivelano ai magazine su cui venivano pubblicati, quali Vogue,  Harper's Bazaar o Life, un'idea di nazione vista nella sua fragile trasformazione, da antico paese agreste a nuova industrializzazione.


Con 160 fotografie vintage e numerosi documenti – giornali, riviste, volumi, la mostra ripercorre lo scorrere del secolo scorso con uno sguardo che spesso privilegia il sud, ancora molto onirico e comunitario. Ma che spesso guarda alla quotidianità urbana, alla vita di strada, costellandola di celebri personaggi come di Chirico Pier Luigi Nervi Roberta Rossellini


La mostra, promossa con Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è realizzata grazie alla collaborazione tra Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e Fondazione CAMERA – Centro Italiano per la fotografia di Torino, con la curatela di Clément Chéroux e Walter Guadagnini, direttori delle rispettive Fondazioni.





via delle Rosine 18, 10123 Torino
Lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica   11.00 – 19.00
Giovedì  11.00 – 21.00


21/05/25

Fra Carrie e Olivo, grandi scatti alle Gallerie d'Italia a Torino

 

Nell'assolata piazza San Carlo, nel cuore di Torino, c'è Palazzo Turinetti sede delle Galleria d'Italia, che oramai sono diventate un punto di riferimento per tutti gli appassionati di fotografia, per le sue ricercate mostre, in particolare in questa occasione con le proposte sull'articolato lavoro di Carrie Mae Weems e gli scatti di Olivo Barbieri. 

La grande e ricercata antologica sulla fotografa  Carrie Mae Weems, per la prima volta indagata in una mostra in Italia, offre un pregiato spaccato sulla ricerca culturale dell'identità afro-americana della comunità statunitense. 


Il percorso, realizzato sui progetti ideati dalla fotografa, inizia col recente lavoro Roaming, ideato durante la sua residenza a Roma nel 2006 e sviluppato poi nella serie  Museum, suggestivi scatti in bianco e nero in cui testimonia la sua presenza in luoghi della storia artistica e culturale.

 Prosegue poi con una serie di lavori, fra cui emerge per l'intensità emotiva e personale l'installazione  "leave, leave, now" e il raffinato lavoro dedicato alla Rothko Chapel, analizzata nei suoi dettagli di fuga. Per l'occasione espositiva è stato poi realizzato il nuovo progetto "Preach" in cui l'attenzione si posa sulla spiritualità allestito in modo speciale rispetto al contesto più rigoroso delle precedenti sezioni.


Come sempre le opere sono molto ben allestite con un utile apparato informativo a pannelli o con il pratico QR code per gli approfondimenti.

La mostra è stata resa possibile con la collaborazione di Aperture, con la curatela di Sarah Meister, già curatrice del dipartimento di fotografia del MoMA di New York ed è parte del programma principale della seconda edizione di EXPOSED Torino Foto Festival dal titolo Beneath The Surface, a cura di Menno Liauw e Salvatore Vitale.


Gli spazi presentano poi la lunga e complessa recente ricerca fotografia che Olivo Barbieri ha realizzato in questi ultimi anni in Cina, indagando lo sviluppo urbano e culturale di questa nazione in grande rinnovamento, scatti pensati in una dimensione particolarmente grande e con rielaborazioni cromatiche dai forti contrasti. 



Gli spazi delle Gallerie d'Italia di Torino offrono poi, al primo nobile, una intensa immersione nella ricostruzione di alcuni antichi ambienti abitativi torinesi recuperati e restaurati con una serie di opere di pregiata fattura come il bellissimo tavolo da muro di Pietro Piffetti o i quadri del settecento.