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22/05/25

I viaggi in Italia di Henri Cartier-Bresson da Camera


Fino al 2 Giugno gli spazi di Camera - Centro Italiano per la Fotografia a Torino presenta una ampia rassegna di scatti del celebre fotografo francesce Henri Cartier-Bresson realizzati durante diversi viaggi in Italia.


Scatti che rivelano ai magazine su cui venivano pubblicati, quali Vogue,  Harper's Bazaar o Life, un'idea di nazione vista nella sua fragile trasformazione, da antico paese agreste a nuova industrializzazione.


Con 160 fotografie vintage e numerosi documenti – giornali, riviste, volumi, la mostra ripercorre lo scorrere del secolo scorso con uno sguardo che spesso privilegia il sud, ancora molto onirico e comunitario. Ma che spesso guarda alla quotidianità urbana, alla vita di strada, costellandola di celebri personaggi come di Chirico Pier Luigi Nervi Roberta Rossellini


La mostra, promossa con Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è realizzata grazie alla collaborazione tra Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e Fondazione CAMERA – Centro Italiano per la fotografia di Torino, con la curatela di Clément Chéroux e Walter Guadagnini, direttori delle rispettive Fondazioni.





via delle Rosine 18, 10123 Torino
Lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica   11.00 – 19.00
Giovedì  11.00 – 21.00


21/05/25

Fra Carrie e Olivo, grandi scatti alle Gallerie d'Italia a Torino

 

Nell'assolata piazza San Carlo, nel cuore di Torino, c'è Palazzo Turinetti sede delle Galleria d'Italia, che oramai sono diventate un punto di riferimento per tutti gli appassionati di fotografia, per le sue ricercate mostre, in particolare in questa occasione con le proposte sull'articolato lavoro di Carrie Mae Weems e gli scatti di Olivo Barbieri. 

La grande e ricercata antologica sulla fotografa  Carrie Mae Weems, per la prima volta indagata in una mostra in Italia, offre un pregiato spaccato sulla ricerca culturale dell'identità afro-americana della comunità statunitense. 


Il percorso, realizzato sui progetti ideati dalla fotografa, inizia col recente lavoro Roaming, ideato durante la sua residenza a Roma nel 2006 e sviluppato poi nella serie  Museum, suggestivi scatti in bianco e nero in cui testimonia la sua presenza in luoghi della storia artistica e culturale.

 Prosegue poi con una serie di lavori, fra cui emerge per l'intensità emotiva e personale l'installazione  "leave, leave, now" e il raffinato lavoro dedicato alla Rothko Chapel, analizzata nei suoi dettagli di fuga. Per l'occasione espositiva è stato poi realizzato il nuovo progetto "Preach" in cui l'attenzione si posa sulla spiritualità allestito in modo speciale rispetto al contesto più rigoroso delle precedenti sezioni.


Come sempre le opere sono molto ben allestite con un utile apparato informativo a pannelli o con il pratico QR code per gli approfondimenti.

La mostra è stata resa possibile con la collaborazione di Aperture, con la curatela di Sarah Meister, già curatrice del dipartimento di fotografia del MoMA di New York ed è parte del programma principale della seconda edizione di EXPOSED Torino Foto Festival dal titolo Beneath The Surface, a cura di Menno Liauw e Salvatore Vitale.


Gli spazi presentano poi la lunga e complessa recente ricerca fotografia che Olivo Barbieri ha realizzato in questi ultimi anni in Cina, indagando lo sviluppo urbano e culturale di questa nazione in grande rinnovamento, scatti pensati in una dimensione particolarmente grande e con rielaborazioni cromatiche dai forti contrasti. 



Gli spazi delle Gallerie d'Italia di Torino offrono poi, al primo nobile, una intensa immersione nella ricostruzione di alcuni antichi ambienti abitativi torinesi recuperati e restaurati con una serie di opere di pregiata fattura come il bellissimo tavolo da muro di Pietro Piffetti o i quadri del settecento. 








20/05/25

Argentei Giosetta Fioroni

 


Presso la videoteca della collezione della GAM, la curatrice Elena Volpato, propone una selezione di video in bianco e nero dedicata ai film di Giosetta Fioroni. Parte dell'indagine sui film e video d’artisti italiani tra anni sessanta e settanta del Novecento, che in questi mesi si sta sviluppando nel museo.

L'artista realizzò quattro film - Coppie, Gioco, Goffredo e Solitudine femminile - tutti nel 1967. Da qualche anno ormai, immagini cinematografiche e televisive continuavano a emergere nei suoi dipinti, realizzati con smalti industriali di color argento. Erano apparizioni di luce, impressioni volatili sullo schermo bianco della tela, per lo più volti femminili, fissi e incorniciati, oppure ripetuti più volte, come fossero la traccia luminosa, ai sali d’argento, di una sequenza di fotogrammi. 



Uno di questi è presente nella sala, si tratta del quadro "La ragazza della TV" (1964) parte del Museo Sperimentale di Eugenio Battisti. 

Immagini nell'immagine, multipli scatti per multiple presenze, espressione di un tempo in cui la ripetizione e la serialità stavano diventando la cifra della modernità, colta nei suoi argentei riflessi dall'artista. 


Mostra aperta fino al 7 Settembre 2025
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Via Magenta, 31 - 10128 Torino 
Orari di apertura: martedì - domenica: 10:00 – 18:00.  
Chiuso il lunedì.  La biglietteria chiude un’ora prima. 

19/05/25

Merz e Rama le donne di Torino a Berna



 In questi giorni il Kunst Museum di Berna offre uno sguardo su due importanti artiste torinesi Marisa Merz e Carol Rama, in un bel dialogo di opere e riflession. 
 
La mostra su Marisa Merz (1926–2019), curata da  Sébastien Delot, Andrea Viliani e Livia Wermuth, mette in risalto  il suo ruolo e il suo legame al movimento dell'Arte Povera, unica donna a esserne parte. La potenza sottile delle sue opere si rivela in una visione profondamente nutrita. Le sue creazioni sono caratterizzate dal silenzio, dalla poesia e dalla ricerca della fragilità dell'arte, che è parallela a quella della vita.  


Nel suo studio, Marisa Merz ha trasformato lo spazio e il tempo in un collage attraverso disegni, dipinti, sculture e installazioni. Si è mossa con virtuosismo tra la storia dell'arte europea e la vita quotidiana, utilizzando materiali come alluminio, argilla, rame, nylon, cera e tessuto. Il Kunstmuseum Bern dedica alla sua opera la più grande retrospettiva in Svizzera degli ultimi trent'anni. 



La sezione dedicata a Carol Rama, curata da Livia Wermuth, guarda alla sessualità, follia, malattia e morte che sono i grandi temi che l'artista ha affrontato nella sua arte. È una delle artiste moderne più importanti, che ha ottenuto riconoscimenti tardivi. 


Già negli anni Trenta, Rama aprì la strada all'arte femminista contemporanea con rappresentazioni del desiderio femminile e creò un corpus di opere sperimentali, radicali e personali nell'arco di circa settant'anni. Il Kunstmuseum Bern presenta la prima mostra antologica completa in Svizzera dedicata all'artista torinese, con opere che coprono tutte le fasi creative della sua straordinaria produzione. 

18/05/25

Black and Blue for Hammons

 


A Los Angelese la Hauser & Wirth accoglie la riprosposta nota installazione di David Hammons "Concerto in Black and Blue" che fu realizzata 20 anni fa. 

Questa è anche l'occasione della stampa di un libro unico nel suo genere, creato interamente sotto la direzione dell'artista, questa pubblicazione illustra la mostra più ampia mai realizzata finora sull'opera di questo leggendario artista. 

Veduta dell'installazione di David Hammons, 'Concerto in Black and Blue'




17/05/25

Lasciare per tornare



Il suggestivo spazio del Quartz Studio, a Torino, in via Giulia di Barolo 18/d , ospita in questo periodo la mostra "To Leave Is To Return" con tre scatti di Brittany Nelson, partecipando all'iniziativa EXPOSED Torino Foto Festival. 




Fino al 28 giugno 2025 le tre immagini dialogano sul tema della presenza e dell'alterità relazionale, fra l'esistenze e il supposto, fra il vero e l'immaginario. 




Un dialogo che può prendere spunto dal film Solaris (1972), diretto da Andrej Tarkovskij, e che si sviluppa su emotività e suggestioni culturali legate anche alle antiche tecniche fotografiche. Una presenza sonora e una fonte luminosa costruiscono un'immersione sensitiva che amplia l'intervento artistico a dimensione avvolgente. 

16/05/25

Sargent a Parigi

Vedute della mostra Sargent and Paris, The Metropolitan Museum of Art. Foto di Hyla Skopitz,  courtesy of The Met.

 Il fascino e l'eleganza della Bella Epoque torna in questi giorni nella suggestiva mostra che il Metropolitan Museum of Art di New York dedica al periodo parigino di John Singer Sargent. Celebre e geniale ritrattista che nella sua produzione ci offre uno studio dell'immagine umane con intense pennellate cariche di sensualità e bellezza. 

Lavorando con le dinamiche della figura in cui il movimento sembra fermato in un istante e soprattutto del colore, sempre pastoso e chiaroscurale, in modo da enfatizzare la presenza del personaggio.

La mostra  "Sargent and Paris" aperta da pochi giorni e visibile fino al 3 agosto, sapientemente allestita, ci racconta di questi dieci anni che l'artista, nato in italia, ha trascorso nella ville lumiere, arrivando come giovane pittore, a 18 anni, nel 1874, per diventare nel breve tempo celebre e richiestissimo ritrattista della mondanità della capitale francese. 


Vedute della mostra Sargent and Paris, The Metropolitan Museum of Art. Foto di Hyla Skopitz,  courtesy of The Met.

Per la mostra sono arrivati celebri opere come lo scandaloso, per l'epoca, quadro noto Madame X, il ritratto a figura intera di Virginie Amélie Avegno Gautreau, con diversi studi e disegni preparatori, ma anche opere meno note ma di grande qualità come il ritratto enfatico della Vicomtesse de Poilloüe de Saint-Périer (Marie Jeanne de Kergolay) o il sensuale ritratto del Dr.Pozzi a Casa.

All'interno del vasto percorso sono proposte anche alcune opere e studi realizzati durante alcuni suoi viaggi in Italia, Africa e in Spagna.


Vedute della mostra Sargent and Paris, The Metropolitan Museum of Art. Foto di Hyla Skopitz,  courtesy of The Met.

15/05/25

Dov'è lo spazio, Alice Cattaneo


I grandi spazi dell'intererrato della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino accolgono una piacevole mostra antologica su Alice Cattaneo (Milano, 1976), con la curatela di Giovanni Giacomo Paolin. 


Percettibile quasi come una unica installazione è una racconta di diversi momenti dell'articolata ricerca dell’artista, che disegnano una partitura in cui parole come ritmo, interruzione e cura accompagnano l'esperienza delle visitatrici e dei visitatori. 


Il titolo della mostra è ispirato da una conversazione che l’artista ha avuto con un maestro vetraio di Murano, che, per indicarle quando e in che punto tagliare un determinato elemento per una sua scultura, ha suggerito di farlo “dove chiama il materiale”. Le parole dell’artigiano giocano tra il visibile e l’invisibile ed evocano alcune qualità intrinseche della materia, con cui è possibile stabilire un certo tipo di relazione solo con il passare del tempo. Il suggerimento è quello di ascoltare tanto ciò che abbiamo di fronte a noi, quanto l’intuizione costruita dalla nostra esperienza. 


Un'ambientazione che agisce fra la leggerezza dei manufatti e la vastità del luogo, che dialogano positivamente creando un'atmosfera avvolgente e sensibile. Lavorando, da diversi anni, sull'idea di anti-scultura l'artsita riesce a produrre una personale costruzione di luogo dimensionale che produce esperienza di spazio. 






Alice Cattaneo “Dove lo spazio chiama il segno”
Mostra aperta fino al 7 Settembre 2025
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Via Magenta, 31 - 10128 Torino 
Orari di apertura: martedì - domenica: 10:00 – 18:00.  
Chiuso il lunedì.  La biglietteria chiude un’ora prima. 

14/05/25

La nuova hall del Moma ideata da Odili Donald Odita



 Moma Installation view of the exhibition “Odili Donald Odita: Songs from Life" foto di  Jonathan Dorado


Anche quest'anno il Moma ha commissionato un intervento per la grande hall, per questa edizione è stata scelta l'artista Odili Donald Odita

Nella nuova commissione su larga scala di Odili Donald Odita nella hall del MoMA, colori vivaci e motivi astratti creano un caleidoscopio a cascata. E per la prima volta nel suo percorso creativo, la musica è la principale fonte di ispirazione. "La musica mi ispira a riflettere sui problemi nei miei dipinti", ha affermato Odita.

Songs from Life è stata dipinta nell'arco di sei settimane, e i visitatori hanno potuto ammirare l'opera site-specific emergere dalle pareti e dalle colonne. Realizzata con vernice acrilica opaca al lattice, l'installazione dal pavimento al soffitto offre un'esperienza immersiva, i cui colori, come li descrive Odita, sono espressione di libertà e cambiamento. Ogni sezione dipinta è incentrata su una selezione di canzoni che approfondiscono la concezione dell'artista dell'atrio del MoMA come spazio di incontro per persone di diversa estrazione sociale. "C'è una sorta di energia collettiva dovuta al modo in cui la musica può influenzare il corpo", ha affermato Odita. "È così che voglio che anche i miei dipinti funzionino".


 Moma Installation view of the exhibition “Odili Donald Odita: Songs from Life" foto di  Jonathan Dorado

Organizzata da Ugochukwu-Smooth Nzewi, curatore del Dipartimento di Pittura e Scultura, Steve e Lisa Tananbaum, con Elizabeth Wickham, assistente curatoriale del Dipartimento di Pittura e Scultura. Maya Taylor, Dipartimento di Pianificazione e Amministrazione Esposizioni, e Aimee Keefer e Michele Arms, Dipartimento di Progettazione e Produzione Esposizioni, hanno collaborato attivamente alla realizzazione di questa mostra.

Con i ringraziamenti a Jenna Pirello, Alan Prazniak, Luca Bokulich, Erika Hickle, Isaac Jaegerman, Tessa O'Brien e Will Sears.

13/05/25

Raffinatezze del vestire maschile

 


Entrare nel MAO di Torino è sempre un affascinante viaggio nelle tante culture del mondo asiatico. La stupenda raccolta permanente è una ricca e pregiata selezione di opere artistiche ed antropologiche dai tanti paesi che raccontano tantissime meravigliose storie di vita. 

In questo periodo sono in corso diverse mostre che arrichiscono ancora di più la piacevolezza della visita. Si è appena conclusa Hanauri, dedicata ai venditori di fiori e si è aperta "Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone", che durerà fino al 7 Settembre 2025, e ci sono i lavori di  "Declinazioni contemporanee", che si concluderà il 31 Ottobre 2025, seconda edizione del programma di residenze d’artista e commissioni site-specific che utilizza l’arte contemporanea per interpretare, rileggere e valorizzare il patrimonio museale del MAO con opere di Charwei Tsai, Patrick Tuttofuoco e Qiu Zhijie.




ll progetto espositivo "Hanauri. Il Giappone dei venditori di fiori", di cui avevo già scritto    esplora antichi scatti, 26 albumine di metà Ottocento, rielaborate da Linda Fregni Nagler, che ha rifotografato le albumine originali, stampandole in camera oscura e colorandole a mano con una tecnica simile a quella dell’epoca (1860-1910). Questo intervento fa assumere nuovi significati alle immagini, illustrandoci la storia di un preciso modo di guardare all’esotismo e all’alterità.

La seconda rassegna appena avviata presente, in un raffinato allestimento, ben 50 haori e juban (le giacche sovrakimono e le vesti sotto kimono maschili), oltre ad alcuni abiti tradizionali da bambino, provenienti dalla collezione Manavello.




Per la prima volta in Italia ed in Europa sono presentati i vestiti con le raffigurazioni decorative di grande pregio artistico ed artigianale. Seguendo la proverbiale tendenza alla rarefazione e alla riservatezza questi abbigliamenti maschili si presentano sul lato esterno molto minimali mentre al loro interno rivelano eleganti ed elaborate lavorazioni tessili, arricchiti da pregiati lavori di cucitura a ricercate stampe. 

La mostra percorre un breve spazio temporale in cui si vedete la trasformazione del gusto e il cambiamento tematico delle composizioni che passano dalla tradizione storica giapponese agli influssi provenienti da altre nazioni. 

Il percorso si apre con un'ambientazione e una serie di spezzoni che ci danno la percezione del luogo abitativo per proseguire poi con una serie di sezioni che propongono questi pregiati manufatti tessili in un sobrio ed equilibrato gioco di dialogo con alcuni interventi di artisti contemporanei come Kimsooja, Royce Ng  e Tobias Rehberger.

Il percorso si conclude poi con una sezione dedicati all'abbigliamento infantile e all'immaginifico occidentale che diventa anche parte del vissuto giapponese inserendosi nel gusto tessile. 




Una mostra, da fruire con molta calma e attenzione per scoprire i tanti detaggli che caratterizzano questa produzione molto ricercata e unica, è una piacevole occasione per conoscere il rinnovamento culturale del Giappone nel periodo di apertura alle culture straniere dei primi decenni del secolo scorso. 

La mostra è arricchita da un variegato programma musicale e performativo, a cura di Chiara Lee e freddie Murphy, per i dettagli consultate il sito del MAO

Il catalogo della mostra, in lingua italiana e inglese, con saggi critici inediti e un ampio apparato iconografico, edito da Silvana Editoriale, sarà presentato a Giugno.






12/05/25

Ensemble di Jennie C. Jones sul Roof Garden del Met

 
:Jennie C. Jones (born 1968, Cincinnati, Ohio)Installation view of The Roof Garden Commission: Jennie C. Jones, Ensemble, 2025
Image credit: The Metropolitan Museum of Art, Photo by Hyla Skopitz

Da alcuni giorni sulla terrazza del Met è presente l'installazione dinamica di Jennie C. Jones per la Roof Garden Commission del 2025 .

 La nuova Roof Garden Commission del Metropolitan Museum of Art è in mostra che è iniziata il 15 aprile e durerà  fino al 19 ottobre 2025, quest'anno presenta un'opera dinamica dell'artista Jennie C. Jones (nata nel 1968 a Cincinnati, Ohio). 

Intitolata Ensemble, l'installazione site-responsive è composta da tre grandi forme scultoree basate su strumenti a corda: una cetra trapezoidale, un'arpa eolica e una corda doppia e pendente, racchiuse su due lati da un pezzo da pavimento che funge sia da "direttore d'orchestra" dell'ensemble sia da marcatore di confine della superficie simile a un palco su cui si trova. Ricca di potenziale sonoro, Le sculture siedono silenziosamente al loro posto, in attesa di essere ascoltate. 

La Commissione per il Giardino Pensile: Jennie C. Jones, Ensemble è la dodicesima di una serie di commissioni per lo spazio esterno. 


:Jennie C. Jones (born 1968, Cincinnati, Ohio)Installation view of The Roof Garden Commission: Jennie C. Jones, Ensemble, 2025
Image credit: The Metropolitan Museum of Art, Photo by Hyla Skopitz

La mostra è supportata da Bloomberg Philanthropies. Ulteriore supporto è fornito da Cynthia Hazen Polsky e Leon B. Polsky, e Melony e Adam Lewis. "Siamo entusiasti che Jennie C. Jones abbia portato la sua visione artistica unica nell'iconico giardino pensile del Met", ha dichiarato Max Hollein, Direttore e Amministratore Delegato del Museo, Marina Kellen French. "Sollevata ben al di sopra dei suoni e dei ritmi di New York City, la sua innovativa installazione combina perfettamente forma, colore, linea e acustica, sfidando i visitatori a interagire con la scultura in modi nuovi e inaspettati". 

David Breslin, Curatore Responsabile per l'Arte Moderna e Contemporanea di Leonard A. Lauder, ha aggiunto: "La fedeltà di Jennie C. Jones all'astrazione invita i suoi spettatori a prestare attenzione ai percorsi più silenziosi dove risiedono significati profondi. Combinando le esperienze sensoriali dell'arte visiva e del suono, Jones è una delle voci più profonde e coinvolgenti dell'arte contemporanea. 

Per Ensemble, Jones ha tratto ispirazione dalla location del Roof Garden e dal Met stesso. Le superfici in alluminio verniciato a polvere delle sculture, caratterizzate da una tavolozza di colori intensi con tocchi di rosso vivo lungo i bordi o nelle buche armoniche, sono giustapposte a blocchi di cemento che ricordano il travertino, un materiale presente nella Great Hall del Museo e in tutti i suoi edifici. La meccanica delle sculture, dagli angoli delle corde alla posizione delle corde uning hardware, sono stati parzialmente informati dalle osservazioni degli strumenti a corda nelle gallerie di strumenti musicali del Met. Per la forma basata liberamente sulla cetra, in genere uno strumento piatto con corde pari alla lunghezza della tavola armonica, Jones ha creato un trapezio reclinato con una superficie inclinata, un centro cavo e corde che rivestono il retro. 

La scultura è formalmente basata sulla forma di un assorbitore acustico utilizzato in una delle sue opere precedenti, Bass Trapswi FalseTones (2013). L'arpa eolica dell'artista trae spunto da una precedente opera di scultura all'aperto, These(Mournful)Shores (2020), uno strumento concepito per il Clark Art Institute di Williamstown, Massachusetts, e integrato nell'architettura del museo. 


:Jennie C. Jones (born 1968, Cincinnati, Ohio)Installation view of The Roof Garden Commission: Jennie C. Jones, Ensemble, 2025
Image credit: The Metropolitan Museum of Art, Photo by Hyla Skopitz

Pensate per essere suonate dal vento, le arpe eoliche sono senza tasti e non richiedono esecutori. L'arpa eolica indipendente e ingrandita di Jones appare monumentale nella forma, ma richiede un conteggio ravvicinato da ascoltare. Per la terza scultura, modellata sulla corda singola, Jones si è ispirata ai musicisti nati nel Mississippi Moses Williams e Louis Dotson, che hanno eseguito uno stile unico di musica blues sullo strumento, che è tipicamente costruito con materiali umili. Williams e Dotson hanno appoggiato lo strumento in posizione verticale contro un muro o un albero; Jones rende omaggio a questi due musicisti ripetendo la soundbar inclinata nella sua interpretazione della corda singola. 

Questo progetto è l'ultimo di una serie di commissioni contemporanee del Met in cui il museo invita gli artisti a creare nuove opere d'arte, stabilendo un dialogo tra la pratica dell'artista, la collezione del Met, il museo fisico e il pubblico del Met. Si tratta dell'ultima commissione per il Roof Garden prima della chiusura temporanea dello spazio in preparazione della costruzione dell'Oscar L. Tang e H.M. Ala Agnes Hsu-Tang, la nuova sede del Met per la sua collezione di arte moderna e contemporanea. La serie riprenderà dopo la riapertura prevista per il 2030 dell'ala ristrutturata, che ospiterà un Cantor Roof Garden ampliato al quarto piano.