Guglielmo Castelli Guglielmo
Castelli ha lavorato a un nuovo corpo di opere da inserire nella sala
affrescata dedicata ai Continenti. L’artista presenta una nuova serie
scultorea, che vede alcuni dei personaggi che popolano i suoi dipinti
sfuggire da essi per esibire in forma bidimensionale in curiosi ambienti
tridimensionali un’idea di infanzia silenziosa e d’attesa. Realizzate
su ritagli di carta, le figure umane delle opere sono coreografate
attorno a piccole maquette di tavoli progettati dall’artista di un
ambiente casalingo e teatrale immaginario. Alle pareti, una serie di
nuovi dipinti – tra cui uno monumentale di oltre tre metri – raffigurano
le atmosfere fantastiche e condensate tipiche di Castelli in cui si
svolgono molteplici azioni, ripetute cadute e altrettanti fallimenti.
Nella sala adiacente, lunga e sottile, sono esposte alcune opere su
carta e per la prima volta una speciale presentazione dei materiali
preparatori e dei quaderni di schizzi di Castelli, che comprendono studi
per i personaggi del suo mondo inventato, apparenti scarti che
divengono ecosistema e stratificazione insieme a prove di composizione
che rivelano il processo di realizzazione dei suoi quadri. Lydia Ourahmane La
nuova commissione di Lydia Ourahmane è realizzata in collaborazione con
la sorella Sarah Ourahmane, compositrice e musicista. Una composizione
scritta per tre cantanti ipovedenti si sviluppa in tre stanze del museo.
Appena visibile ma percepibile al tatto, la partitura è incastonata
nelle pareti di ogni stanza e rimane dunque permanentemente a
disposizione per future esecuzioni. Per leggere la partitura, ogni
cantante si muove lungo i muri o le ringhiere del Castello, seguendo con
il tatto le frasi musicali. Negoziando i limiti della composizione come
linguaggio e della composizione in braille come mezzo, la partitura
viene interpretata dai cantanti mentre si muovono. Il margine
dell’interpretazione è aumentato dalla coreografia spaziale, poiché i
cantanti camminano mentre cantano. Quando si traduce una frase musicale
in Braille, la cella a sei punti riporta uno dopo l’altro vari dati:
l’altezza e il ritmo di ogni nota, oltre alla chiave e all’ottava in cui
è scritta la composizione. Le partiture si presentano come un’unica
riga con le note, la loro durata, l’altezza in ottave, le legature, le
pause e le istruzioni interpretative comunicate in sequenza. Riducendo
la quantità di ornamenti o istruzioni interpretative, ogni cantante
apporta la propria logica personale a ogni frase. Il coro di elementi
composto dall’architettura, lo spazio e il corpo inoltre contribuisce a
dare forma alla partitura. I cantanti devono quindi memorizzare gli
elementi distinti e poi ricomporli, creando una possibilità amplificata
di entropia, di evoluzione e di sviluppo. Oscar Murillo In seguito a una visita al Museo, Oscar Murillo ha scelto la Sala 18 come ambientazione per la sua installazione immersiva site-specific, A see of history, 2025. L’opera riunisce 48 dipinti della serie Disrupted Frequencies
di Murillo in un grande piano dipinto che invita i visitatori a
esperire l’opera dal basso, come un affresco caduto e sospeso nel tempo.
Composta da un arazzo di tele intrecciate - provenienti dal database Frequencies
di Murillo – l’installazione esplora una tensione tra visione e
vastità, immaginando nuovi territori scolpiti in un mare di segni
stratificati. Iniziata nel 2013, Frequencies
prevedeva il posizionamento di tele vuote sui banchi di scuola di tutto
il mondo e la cattura dei segni consci e inconsci lasciati dagli
studenti. Concepite dall’artista come dispositivi di registrazione
analogica, queste tele fungono da registro frammentato di una frequenza
culturale e sociale globale. Su questi frammenti, Murillo ha lavorato in
varie tonalità di blu, applicando pennellate gestuali di pittura a olio
e una miscela di pigmento iridescente che ricorda sia l’oceano sia il
cielo, elementi che contemporaneamente legano e separano lo spazio
geografico. In questo terreno sospeso, la storia e il tempo diventano
fluidi, incerti e aperti alla riconfigurazione. Nuove aquisizioni allestite in Collezione Adji Dieye, Piero Gilardi, Roberto Cuoghi Vincitrice della seconda edizione del Premio Collective per il Castello di Rivoli, Adji Dieye (Milano – Italia, 1991) presenta per la prima volta al Museo Culture Lost and Learned by Heart: Butterfly,
2021, donata al Castello dall’Associazione Collective. La pratica di
Dieye si sviluppa nell’intersezione tra immagine, spazi urbani e memoria
culturale. Attraverso l’uso di materiali di archivio o relativi alla
pubblicità e all’architettura, l’artista indaga come si formano e
trasformano le epistemologie nazionali, interrogando le strutture visive
e ideologiche che modellano l’identità collettiva. Grazie alla vincita dell’avviso pubblico PAC – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, il Castello di Rivoli ha acquisito Mare con gabbiano, 1967, importante opera storica di Piero Gilardi (Torino – Italia, 1942-2023). L’opera è uno tra i primissimi esempi di Tappeti-natura,
serie che ha scritto un importante capitolo della storia dell’arte,
anticipando l’attuale attenzione per tematiche ecologiste. Per
valorizzare questa acquisizione, il Museo, in collaborazione con la
Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, presenta una sala dedicata
all’artista con ulteriori opere, tra cui una rara Macchina per discorrere, 1963, e materiali documentari. Grazie alla vincita dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2024,
promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del
Ministero della Cultura, il Castello di Rivoli ha acquisito la serie
fotografica a.C., 2017, di Roberto Cuoghi (Modena – Italia, 1973). Mai esposta al pubblico, a.C. riguarda opere scultoree e esperimenti di decadimento realizzati nello studio dell’artista a Milano per Imitatio Christi, il progetto da lui sviluppato per la sua partecipazione al Padiglione Italia della Biennale di Venezia nel 2017. |