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31/07/05

L'arte occasionale



L'Arte uscita dal funzione storica della rappresentanza dei poteri forti e lasciati i suoi usi paesaggistici intreccia nuove forme fra le sperimentazioni tecniche, le considerazioni sulla complessa socialità umana e ripensa agli spazi in modo dinamico. Spesso ripescando dal passato e riorganizzando al presente le tradizioni etnico/sociali viste con nuove riflessioni.


Inizialmente si riteneva che tali modi operassero sui margini del mondo ma ora siamo sempre più consapevoli di attraversare una fase plastica in cui si amalgamano diverse forme e idee, soprattutto casuali. L'arte sposta le centralità delle prassi conosciute, rinunciando a creare nuovi perni ma sviluppandosi in forme inorganiche, amorfe, dove tutto risulta precario, in trasformazione o in una continua emergenza. I luoghi specifici perdono la loro rilevanza e vengono secondarizzati. Per cui ogni spazio può essere al contempo centro o lato di un contesto. Non si può più razionalizzare, in quanto si è preso coscienza che non esistono autentici ordini, questi erano una parziale visuale del mondo, la natura non ha forme definite e classificabili come abbiamo sempre idealizzato per difendere la nostra insicurezza esistenziale, assetto usato per semplificato il nostro uso e consumo del globo. Dopo una forte attenzione al corpo umano e alle sue interazioni sui contatti umani, molti artisti si sono distanziati dal proprio se per guardare al noi che incredibilmente pulsa e ci travolge.



Spesso l'arte viene usata come elemento calamitatore di pubblico, rischiando in tal modo di essere null'altro che un elemento pubblicitario o banale consumo, finendo per confondersi con tutti gli altri oggetti che popolano la nostra routine e come essi vengono gestiti, ma se così non fosse avrebbe qualche speranza di esistere. La sua autenticità è un?altra funzione, è uno sviluppo tra gli interstizi del vivere quotidiano, che ha un suo percorso spontaneo, semplice. Vive di uno evoluzione occasionale quasi naturale, senza eccessive strategie ed obiettivi, ma che sa cresce e consolidarsi.

10/07/05

Biennale di Venezia 2005 seconda parte



In questi ultimi anni la Biennale ha affiancato agli spazi storici dei Giardini i suggestivi luoghi dell?Arsenale Militare, in particolare la bellissima struttura delle Corderie dove l?altra curatrice della Biennale (Rosa Martinez) ha allestito una mostra più attuale e interessante. Soprattutto nella prima parte, i diversi artisti sono amalgamati in modo piacevole e con proposte molto affascinanti, come il grande lampadario di Joana Vasconcelos o la particolare scultura zen di Mona Hatoum. Nel tragitto si può fare un'esperienza con le proprie onde celebrali nell’astronave dell'artista Mariko Mori, o attraversare suggestivi spazi di candele e suoni realizzati da M.T. Zuluaga col suo 'El espacio se mueve?o l?opera di Nikos Navridis, che ci porta su un suggestivo tappeto volante. Molto malinconica e struggente la stanza da 'ballo? di Valeska Soares e le due barche innamorate di Laura Belém. Dopo una pausa in una simpatica osteria sono passato nella Chiesa di San Francesco dove c?è la mostra dell?Irlanda e della Tailandia entrambe molto giovanili e ludiche, anche se poi sono affrontati temi delicati e sofferenti come la solitudine e il disagio sociale. Rientrando verso San Marco sono passato nel confuso Padiglione della Nuova Zelanda e nelle Antiche Prigioni dove gli artisti di Taiwan presentavano le loro tecnologiche opere legate al tema della libertà. Alla sera c'è stato un bell'incontro con il poeta Andrea Zanzotto che, nell'antico chiostro di San Salvador, presentava una serie di testi inediti.

Venerdì inizia con un buon caffè al Florian, per vedere l?originale installazione di Fausto Gilberto, un ampio disegno nel suo solito stile fumettistico. Mi sono recato poi presso la Fondazione Bevilacqua la Masa dove c’è il lavoro alquanto brutto esteticamente ma particolarmente interessante come progetto di Jorge Orta sul riciclo dell’acqua e sul suo consumo nella nostra contemporaneità. Attraversato la grande piazza di San Marco sono andato a vedere il particolare progetto del padiglione Argentino, un grande materasso per saltare fino al cielo dipinto che lo sovrasta. Sono sceso poi nel popolare campo Santa Margherita per vedere il Padiglione Armeno, con una serie di video e testimonianze molto melanconiche. Trovo che queste serie di video su tematiche sociali siano ormai troppo autoreferenziali e alla fine non sappiano dare nuove meditazioni. Meglio i tre video di Grace Ndiritu, formali e profondi nella loro semplicità, presenti in una mostra accanto. Dopo un veloce pranzo in una bàcaro mi sono recato nella Scuola Vecchia dell?Abbazia, dietro al Ghetto per vedere la proposta della Fondazione Olivetti intitolato Nowhere, con tanti progetti di arte relazionale, ma anche con troppi video, per vederli tutti ci vorrebbero almeno 6 ore!!! Ma previdentemente c’era un breve cartello riassuntivo, nel vicino Palazzo Papafava c?è la grande installazione di M Kazoun, ben allestita e con delle interessanti riflessioni sul volgere del tempo. Poi sono andato alla Fondazione Querini Stampalia per consultare la bella emeroteca e per visitare le due esposizioni una di Kiki Smith, che dialoga col museo del Settecento e una di James Luna, molto bella, sulla cultura degli indiani d?America realizzata in modo originale e con una ottima qualità estetica. Rientrando sono passato alla galleria Michela Rizzo per vedere il nuovo particolare lavoro di Lawrence Carrol, che rielabora il suo linguaggio con nuovi materiali e forme. Alla sera sono stato al teatro Malibran per vedere uno spettacolo di danza cinese, madre e figlia, lavoro piacevole di intersezione fra la danza classica e quella contemporanea.

Sabato mattina ho iniziato il mio giro passando per la chiesa di S.Stae dove l?artista svizzera Pippiolina Rist ha realizzato una riposante installazione video, coricati su grandi materassi si assiste ad una particolare interpretazione della Primavera e del suo sbocciare. Accanto un lavoro molto riflessivo del Padiglione Portoghese con una serie di foto e video mentre nel vicino Museo di Arte Moderna di Ca Pesaro una bella mostra con le sculture di Mimmo Paladino, che presenta alcuni suoi recentissimi lavori. Dopo mi sono recato alla Giudecca per vedere i tristi video di Vezzoli, proposti dalla Fondazione Prada presso i locali della Fondazione Cini, mentre un poco più interessanti quelli offerti dal vicino Padiglione Indiano, nei bei locali del convento di Cosma e Daminano, più in là nell?ex-birreria il Padiglione Galles . Alla sera sono stato all?Accademia per una bella conferenza su quello stupendo quadro del Tiepole, ?Cena in casa Levi?. Per più di un?ora è stato spiegato ed interpretato sia in chiave storica che stilistica questo enorme opera, 3 x 6 metri. Questa serata mi ha proposto l?idea di pensare ad un confronto fra la marea di opere viste in questi giorni, queste raggiungono l?intensità stilistica e cultura di questo quadro? Ho la sensazione che i tempi, sempre più rapidi e in continuo cambiamento, non permettono più di scendere in profondità, ma mi domando quale eredità culturale ed artistica si lascerà alle future generazioni. Anzi a dire il vero sto percependo nelle nuove generazioni un certo distacco da una serie di consapevolezze e modi di vivere che sicuramente cambieranno molto i modi e le forme sociali.

Concludendo possiamo rilevare come la Biennale 2005 sia molto variegata, le parti più interessanti sono sicuramente alcuni padiglioni nazionali, fra i più interessanti segnalo: Francia, Spagna, Hong Kong, Argentina, Austria e Grecia, alcune proposte dei Paesi Asiatici, presenti nel Palazzo Pisani in calle delle Erbe e quelle dei paesi del Sud America presenti nel Palazzo Franchetti. Le proposte delle curatrici sono abbastanza valide, ma non fra le più alte, sia per gli artisti scelti, che per le opere selezionate, non si vede una linea di unione fra i discreti quadri di Francis Bacon e la scritta luminosa di Jenny Holzer, o le foto di Robin Rhode e la stanza di luce di Jorge Macchi. Forse risulta più interessante la zona dell?Arsenale in cui il tema della minoranze, soprattutto femminili, risulta più coerente nella scelte delle opere. Il tema però risulta a volte affrontato in modo antiquato, come la triste performance delle Guerrila Girls o la vincitrice del Leone d?oro giovani proposte Regina Galindo. Fra le opere più belle la stanza con candele e suoni realizzati da M.T. Zuluaga, il suggestivo tappeto volante di Nikos Navridis o la funzione funebre del Centre of Attention di Londra. Nota negativa l?uso dei video per riempire tanti spazi, forse sarebbe più piacevole realizzare uno spazio adeguato, almeno con delle sedie comode, curando una rassegna apposita. Sicuramente aver scelto le curatrici a fine 2004, quando in realtà ci sono due anni di tempo, non ha permesso di poterle mettere nelle condizioni migliori per realizzare un lavoro in modo sereno ed approfondito.

03/07/05

Biennale di Venezia 2005 - prima parte



Partito Mercoledì mattina da Cuneo, con un cielo nuvoloso sono giunto nella suggestiva Venezia, qui per fortuna c?era un bel sole, dopo un rapido pranzo mi sono recato alla Collezione Peggy Guggenheim dove sono in corso due mostre molto interessanti e ben allestite. Una sui disegni e gli studi di Jakson Pollock e una sulla collezione di Ulla e Heiner Pietzsch, cari amici di Peggy. Proprio vicino, subito dopo il ponte dell?Accademia sono presenti alcune mostre collaterali della Biennale di Venezia, e per la precisione quella eccessivamente accumulata della Turchia, la bella raccolta dei paesi del Sud America (Brasile, Costa Rica..). Mentre sulle calle opposte ci sono le mostre del Padiglione di Cipro, con un allestimento semplice ma molto delicato, il tecnologico allestimento della Slovenia, quello triste della Lettonia, e il noioso video del Lussemburgo. Più semplice ed intenso quello dell?Iran o quello di Hong Kong, qualche calla più in là, in cui due artisti dialogano in modo estremo sul tema dell?incontro e della socialità. Proprio accanto c?è Palazzo Fortuny con due mostre molto diverse, una elegante e raffinata realizzata dall?artista francese Henri Foucault e una caotica ma curiosa della Croazia. 

Contemporaneamente anche le gallerie private, quasi tutte vicino alla Fenice, offrono cose pregevoli come la Galleria di Caterina Tognon con la mostra Food4Stars II, dedicata alla relazione che abbiamo con il cibo e le sensazioni che esso produce. Mentre la Galleria Il Traghetto presenta le allegre opere di Enrico T Paris e la Capricorno mette in mostra i bei vasi del premio Turner Gregory Perry, mentre La Galleria, offre una collettiva di artisti tedeschi molto concettuali. Sui tre piani della bella galleria di Flora Bigai una grande mostra antologica su Maraniello.


Giovedì mattina, dopo una lauta colazione ho iniziamo il mio giro con la grande mostra dedicata a Lucian Freud, al museo Correr, che si conferma un grande pittore anche se ormai molto stabile nel suo stile ma che accortamente ritrae personaggi di fama, che sempre sollecitano la curiosità del pubblico. Rispetto ad una mostra che avevo visto tanti anni fa a S.Paul de Vence, non presenta grandi migliorie stilistiche.



Dopo questo momento di modernità mi sono diretto verso i Giardini, dove viene allestita la Biennale, grande spazio dove diverse nazioni hanno i loro Padiglioni (piccoli edifici di proprietà delle diverse nazioni) in cui realizzano le esposizioni. Esiste anche un Padiglione italiano, ma in questi ultimi anni è stato usato per mostre realizzate dai curatori della Biennale, quest?anno due donna spagnole (Maria de Corral per il Padiglione Italia e Rosa Martinez per l?Arsenale). In generale il Padiglione Italia, presenta una serie di proposte ormai consolidate, nomi famosi e spesso già visti, anche qui vicino al Castello di Rivoli. Molto interessante il lavoro di Bruce Nauman con un video intenso, o José Damasceno con una serie di colonne in carta e l?installazione odorosa di Tania Bruguera. Sicuramente più varie ed originali le proposte dei diversi Padiglioni, in particolare mi hanno colpito quello francese con l?artista Anette Messager, Islanda (con l’elegante grafico di Biork), l?Ungherese con un lavoro molto primitivo ma che mi pareva nella sua semplicità autentico, e il Greco con un allestimento ampio e con diverse forme stilistiche ben accordate. Vi segnalo anche quello dell’Australia che si pone (rispetto a due anni fa) in una posizione opposta stilisticamente. Bruttini la Gran Bretagna con i noiosi Gilbert e George e gli Usa con un banalissimo Ed Rusche, che sembrava di essere indietro nel tempo. Interessante ma difficilino la Germania con due artisti molto diversi, un concettuale e un astrattista, molto contemporaneo. Si nota un ritorno di tanti video non più tanto lunghi, ma pur sempre noiosi, forse sono la soluzione migliore per riempire in fretta tanti spazi che sembrerebbero vuoti (?).